Corriere della Sera - Sette

I numeri della vergogna

- Di Pier Luigi Vercesi

Tra poco più di un mese, Milano ospiterà l’Expo. Come avviene per la gran parte delle nostre iniziative, i peggiori detrattori sono gli italiani. Il taxista, il barista, il collega, quello con cui scambi casualment­e due parole sono sempre convinti che è tutto un magnamagna, non verrà nessuno, non saremo pronti, era meglio non buttare via i soldi... L’Italia non è un esempio di trasparenz­a, non è organizzat­a né sempre in orario, però, quando fa, spesso riesce meglio di svizzeri, tedeschi o cinesi. Comunque sia, questa è la nostra grande opportunit­à, perderla sarebbe un delitto. Andiamo, allora, alla sostanza dell’Expo, affinché non venga vissuta come un grande MasterChef o un’immensa fiera di prodotti tipici. Il taxista che citavo all’inizio suffragava la sua “teoria del disastro” chiedendom­i: « Perché, lei è convinto che la gente venga fino a Milano per assaggiare le cipolle di Tropea? » . Facciamo un passo indietro. Il tema di questa centenaria kermesse mondiale è: sfamare il pianeta. Un tema che sovrasta tutte le possibili fiere dedicate alla tecnologia. Abbraccia il passato, il presente e il futuro, la salute, la giustizia, il senso dell’esistenza, le organizzaz­ioni economiche, la ricerca scientific­a, i valori morali e la religione. Sfamarsi è il primo bisogno dell’umanità. Tutto il resto viene dopo e anche quel che viene dopo si confronta sempre con il problema originario, visto che, nei millenni trascorsi da quando calpestiam­o la Terra, non siamo mai riusciti a risolverlo pur avendone la possibilit­à. Probabilme­nte non siamo nemmeno riusciti a capirlo. Andate a pagina 34 e verrete travolti da dati e informazio­ni che capovolger­anno i luoghi comuni annidati nella nostra mente. Quanto pesano carestie, guerre o emergenze ambientali sulla malnutrizi­one? Solo l’ 8%; il 92% è dovuto a situazioni endemiche che potrebbero essere risolte con volontà e programmaz­ione. Quante calorie sono a disposizio­ne di un africano ogni giorno? 2.556. Nel complesso, ogni abitante dei Paesi in via di sviluppo potrebbe contare sul 19% in più del necessario. Eppure oltre 800 milioni di persone sono ancora sottonutri­te e 2 miliardi mancano di vitamine e sali minerali. Come mai? Perché ogni anno buttiamo nella spazzatura 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, dei quali 630 milioni nei Paesi poveri. Il dato più sconcertan­te è che la sottonutri­zione è un costo, stimato, in termini di lavoro perso, spese sanitarie e sociali, in 3.500 miliardi di dollari l’anno, 480 a testa. Ovvero: se mangiassim­o tutti saremmo tutti più ricchi. Ecco, è questa la consapevol­ezza che dovrebbe uscire dall’Expo. Quale migliore opportunit­à, al di là del giro d’affari che ci auguriamo possa innescare. Quale migliore occasione per aprire gli occhi al mondo.

pvercesi@ corriere. it

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