Guai in casa presidenziale
Il figlio di Desi Bouterse è stato condannato in Usa per aver appoggiato Hezbollah
Dino Bouterse è il figlio di un presidente della Repubblica in carica, quello del Suriname, ma la giustizia Usa non ha usato riguardi: lo ha condannato a sedici anni di prigione per aver fornito appoggio e risorse al movimento libanese Hezbollah. E lo accusa anche di narcotraffico e traffico di armi. Arrestato nell’agosto 2013 a Panama, Bouterse venne immediatamente portato negli Stati Uniti da agenti della Dea e da allora ha atteso la sentenza in un carcere di New York. Assai peculiare la sua vicenda. Suo padre, Desi Bouterse è alla guida del piccolo Stato, ex colonia olandese, dalle elezioni del 2010. Trent’anni prima era arrivato alla stessa carica di presidente, ma in tutt’altro modo: colonnello dell’esercito, guidò un golpe militare. Da allora è uno degli uomini forti del Suriname, tornato alla democrazia negli anni Novanta. Nell’attuale governo del padre, Dino Bouterse aveva un ruolo da consigliere sui temi della lotta al terrorismo. Secondo la giustizia Usa si dedicava invece ad aiutare uomini di Hezbollah che avevano scelto il Suriname come base per organizzare attentati negli Stati Uniti, in cambio di ingenti quantità di denaro. Fino a quando non è stato identificato da agenti infiltrati della Dea, che si erano finti militanti del gruppo islamico. Bouterse è stato anche colto in flagrante mentre organizzava un carico di dieci chili di cocaina dal Suriname agli Stati Uniti.