Corriere della Sera - Sette

Henri Cartier-Bresson scriveva con la luce

«Mi ha insegnato», ricorda Gianni Berengo Gardin, che le fotografie si fanno con occhi, mente e cuore»

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Caro Berengo, ho visto che sul tuo blog hai condiviso un video, che misura una sconfortan­te febbre culturale. Molti italiani hanno le idee confuse: il Quirinale è dove abita il Papa, Samantha Cristofore­tti di mestiere fa la politica, la Banca centrale europea si trova a Bruxelles... « Il fatto è che studiano e leggono poco, non investono nell’economia della conoscenza. Prendiamo il mio mestiere... » . Il fotogiorna­lismo sta vivendo momenti difficili. « Sì, perché ormai tutti si improvvisa­no fotografi, scattano a ripetizion­e con il telefonino con la immaginabi­le, scarsa qualità. E magari non conoscono niente della storia della fotografia e dei suoi giganti, come Henri Cartier- Bresson. Uno che quando ha cominciato a fotografar­e ha dato una svolta rivoluzion­aria all’arte di scrivere con la luce ( perché questo vuol dire fotografar­e). Lui diceva: “Voi vi illudete di fare le foto con la macchina fotografic­a. Le foto si fanno con la testa”. Per fare una buona immagine, ci ricorda, si fotografa con gli occhi, con la mente e con il cuore. E si va a curiosare nel Dna della fotografia,

Termometro italiano,

prendendo in mano i libri dei grandi fotoreport­er internazio­nali e italiani. Perché, come dice un cartello che accoglie i visitatori della biblioteca del Congresso a Washington, “In the past the future”, nel passato troverai il futuro » . Tu Cartier- Bresson non l’hai solo seguito sui libri. L’hai anche incontrato. « Sì, l’ho conosciuto a Parigi grazie alla presentazi­one del suo grande amico italiano, l’allora corrispond­ente del settimanal­e L’Europeo Ferdinando Scianna, fotografo e scrittore dalla cultura immensa. Poi l’ho ritrovato in altre occasioni, una indimentic­abile. Eravamo ad Arles, in Francia, per gli incontri internazio­nali di fotografia. Lui mi parlava di un suo volume sul Messico che io non conoscevo, è entrato in una libreria, ne è uscito con il libro e me l’ha regalato con una dedica meraviglio­sa: “A Berengo, con simpatia e ammirazion­e”. A quel punto avrei potuto morire, sarei morto soddisfatt­o » . So che con Scianna, Salgado e altri sei grandi fotografi sei stato chiamato a raccontare cibo e ambiente per Expo. « A me è toccato raccontare il riso nel suo ciclo completo, dalla terra alla tavola » .

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