La satira? Piace solo se è addomesticata
Tutti solidali con Charlie Hebdo. Poi cominciano i “distinguo”. Da lì a una società che censura la critica il passo è breve
Adispetto dei patiboli e delle forche » , scrisse una volta Borges, « a dispetto del rogo inquisitoriale e del revolver nazista, a dispetto dei delitti che una secolare diligenza tesaurizza, l’antisemitismo non si salva dall’essere ridicolo » . Vale anche per il kalashnikov jihadista che, dopo aver fatto l’appello dei presenti, come nelle scuole delle banlieu, ha liquidato con una sventagliata di pallottole la redazione di Charlie Hebdo. Era così, del resto, che la vedevano anche i redattori della rivista, ed è per questo che sono stati uccisi: hanno spifferato, affinché tutti vedessero, il segreto che si nasconde sotto il velo degli orrori perpetrati dalle bande assassine e dai regimi terroristi. Cioè che fanno ridere. Sagoma editore, che pubblica soltanto libri ( tutti belli e buoni) sull’umorismo, manda in libreria un Je suis Charlie? La satira riflette su se stessa (ma le viene da ridere). In copertina Maometto regge un cartello ( sul quale spicca il titolo) che gli copre il viso. Come scrive Marco Carena, cabarettista torinese, in uno dei 34 testi a ruota libera di cui è fatto il libro: « Maometto, come ormai sanno anche i sassi, è schivo, sta lontano dai paparazzi e non vuole essere raffigurato. Gesù, al contrario, ci tiene a tal punto da inventarsi il primo selfie usando nientemeno che un lenzuolo » . A dispetto di tutto, delle teste mozzate, delle Twin Towers, dei bambini imbottiti d’esplosivo, del massacro di Parigi e delle campagne militari dell’Isis, la volontà di potenza « non si salva dall’essere ridicola » . E in Italia? Come stiamo, in Italia, a satira? « Da queste parti » , sospira Fabrizio Casalino, cantautore genovese, « uno come Charlie ce lo sogniamo » , e ce lo sogniamo, spiega, perché « quello
JE SUIS CHARLIE? LA SATIRA
RIFLETTE SU SE STESSA
(MA LE VIENE DA RIDERE)
PROLOGHI TUTTE LE OPERE, VOL. II)
Jorge Luis Borges
XLETTERE D’AMORE. PERCHÉ
LE DONNE VOGLIONO L’UOMO CHE NEL PARLARE ESAGERA
Maurizio Milani
XVOGLIO ESSERE CHARLIE.
LA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE.
DIARIO MINIMO
DI UNA SCRITTRICE ITALIANA
A PARIGI Chiara Mezzalama di Charlie è un dramma che ha luogo in un paese laico » , e il nostro paese « non lo è » . In Italia la satira ha bersagli più modesti, come scrive Maurizio Milani, un comico semplicemente geniale di cui raccomando l’intera bibliografia: bersagli sul genere « Mara Carfagna oppure Sandro Bondi, tutte persone notoriamente pericolose per le reazioni sproporzionate che potrebbero avere » .
Al peggio non c’è limite. Che nessuno si faccia illusioni. Tra un po’ l’Occidente comincerà a prendere le distanze dall’estremismo di Charlie Hebdo ( mica da quello della jihad, offesa nei suoi valori religiosi, poverina). Scrive Vincenzo Sparagna, fondatore di Frigidaire e magna pars delMale in anni lontani, che « passata la febbre dell’obbligata solidarietà ai martiri di Charlie Hebdo, morti per non aver voluto cedere alle minacce integraliste, è scattata l’ora dei distinguo e delle prudenti ritirate. Già da qualche giorno si assiste al coro di personaggi americani ed europei, laici o religiosi, che, pur continuando a deprecare gli esiti sanguinari della censura a Charlie, avanzano critiche sempre più nette al giornale per aver “offeso” gli islamici con le sue irriverenti vignette su Mohamed. E questo nel cuore di società che dicono di avere a loro fondamento la libertà di pensiero e d’espressione » . Prepariamoci al peggio: mamme offese e pugni che scattano, religioni vilipese e ceffoni che volano, guai all’ateo, morte ( o almeno una multa milionaria) a chi se la ride degli Altissimi, degli Onnipotenti e dei loro Pasdaràn. Sempre Borges una volta disse: « Forse un giorno meriteremo che non ci siano governi » . Né Dio. Né padrone.