L’uomo che sapeva indagare la vita
La collana dei gialli con l’ispettore della porta accanto
C’è un uomo ritratto di spalle mentre si infila il paltò. È di corporatura robusta, indossa un cappello e si intravede una pipa che pende, probabilmente da un angolo della bocca. Pochi tratti per identificare il personaggio. Succede ai grandi romanzieri o per gli altrettanto grandi illustratori. Ecco, parlando della copertina de La casa del giudice, siamo in presenza di due assoluti protagonisti del genere. Perché il libro, tra i primissimi casi del commissario Maigret, è stato scritto da Georges Simenon, mentre la sintesi della copertina appartiene alla matita magica di Ferenc Pintér. Non male come inizio de Le inchieste del commissario Maigret, la nuova collana del Corriere della Sera dedicata al poliziotto creato dalla penna di Simenon, da ieri in edicola al prezzo speciale di 1,90 euro, escluso il costo del quotidiano. Quell’uomo di spalle in copertina ricorda tantissimo per conformazione fisica l’attore Gino Cervi, interprete del commissario francese in una celebre serie televisiva degli Anni 60. E non è una combinazione. « Cervi è Maigret allo stato puro: nessuno più dell’attore bolognese è riuscito a trasmettere al personaggio del poliziotto una dimensione così rassicurante » , ricorda Francesco Recami, scrittore fiorentino di tutt’altre cose rispetto ai gialli, ma grandissimo fan del protagonista di settantacinque romanzi di Simenon. « Intorno al Maigret- Cervi, alla sceneggiatura della serie diretta da Mario Landi, ricordo di avere fatto uno studio comparato tra gli originali, i libri di Simenon e le puntate televisive: notando quanto la cosa più riuscita, ovvero, i dialoghi casalinghi tra il commissario e sua moglie, fossero praticamente inventati » , spiega Recami, che aggiunge: « Una invenzione però funzionale alla penna di Simenon: quei duetti domestici, infatti, non sono altro che un tassello per spiegare come Maigret, da vero bonaccione e simpatico, riesca a gestire e a dominare le ansie della metropoli parigina » . Tutto questo nel Maigret maturo
L’età dell’istinto. Nel primo invece, il commissario è impulsivo e a volte violento. « Nei primissimi romanzi di Simenon, Maigret è meno riflessivo e più portato all’azione: siamo ancora lontani da quel suo metodo intuitivo e molte situazioni possono essere risolte con la pistola » , osserva lo scrittore toscano. Che per uscir fuori dalle secche periodizzazioni temporali intorno al mondo di Simenon e Maigret, ha compiuto un originale viaggio nel passato, divertendosi a scrivere, po- chi anni fa, Il ragazzo che leggeva Maigret ( edito da Sellerio). « Mi sono semplicemente divertito a riscrivere cose già scritte, immaginando la storia di questo ragazzo, abbastanza robusto, proprio come Maigret, con un grande cappello sulla testa e un cappottone da adulto, alle prese con un caso degno del miglior Maigret » , sembra quasi confessare lo scrittore. Per la serie, lasciamo a Simenon ciò che è di Simenon, comprese le più celebri inchieste del commissario, da Il porto delle nebbie a Maigret a Vichy, da Maigret e il signor Charles a Il pazzo di Bergerac, e tanti altri, giusto per citare alcuni dei trenta romanzi della collana del Corriere. « Perché lui è il più grande, per quella sua capacità di leggere paesaggi e situazioni sociali, facendo muovere i personaggi tra abitudini e crimine » , aggiunge Recami, trovatosi faccia a faccia, un pomeriggio a Como, con il figlio del suo mito, John, l’americano, il quale per prima cosa gli ha srotolato una serie di indizi, raccontandogli di quanto suo papà Georges bevesse ( pare si scolasse tre bottiglie di Bordeaux al giorno), di come fosse perennemente sudato e facile ad improvvisi scatti d’ira. Ma sono solo degli indizi. Degni del miglior Simenon.