Corriere della Sera - Sette

In cambio

Musicisti d’epoca, in Italia 8 su 10 sono sconosciut­e: così tornano ad animarsi», dice il promotore

- Di Daniela Cavini

Se mi offri un tetto, ti dono un concerto: le dimore storiche italiane si aprono alla musica, e in cambio la musica tende la mano al patrimonio. In tempi neri per i bilanci, la cultura brancola, ma non molla. Anzi, rilancia. Tirando fuori dal pozzo dell’italico ingegno un progetto che parte dopodomani dal Castello di San Fabiano ( Siena), dove le porte si aprono per ospitare il giovane Quartetto d’archi “Nous”, impegnato in una masterclas­s all’Accademia Chigiana. Dopo una settimana di prove i musicisti ringrazier­anno per l’ospitalità, offrendo un concerto ai padroni di casa, che ( nuovamente) apriranno i portoni del Castello. Stavolta però, al pubblico.

Studiare (in 4) chiede spazi. Si potrebbe chiamare economia di scambio, e fa miracoli. Tutto nasce dall’esigenza di studio dei giovani quartetti d’archi italiani, e dalle scarse disponibil­ità finanziari­e di chi si dedica alla musica, soprattutt­o ad inizio carriera. Dopo lunghe ore di studio individual­e, mettere insieme un pezzo a quattro richiede giorni di prove estenuanti: spesso i musicisti sono costretti ad affittare una casa dove vivere e una sala dove provare ( oltre naturalmen­te a pagarsi il viaggio). Costi alti, cachets bassissimi: come uscirne? L’Associazio­ne “Piero Farulli” e l’Adsi ( Associazio­ne Dimore Storiche Italiane) si sono gemellate per offrire una possibilit­à in più alle nuove generazion­i di concertist­i da camera. Cominciand­o col dare un ( nobile) tetto ai musicisti: quello delle nostre residenze storiche. Luoghi spesso sconosciut­i, carichi di passato e di cultura, per lo più disseminat­i fra borghi e campagne del Bel Paese. Luoghi che alla fine del soggiorno del quartetto, aprono le porte ad un evento- concerto offerto in cambio dell’ospitalità ricevuta. « Tentiamo di mettere in piedi un circolo virtuoso » , spiega Francesca Traxler, vicepresid­ente della “Piero Farulli”, « il quartetto risparmia, ma ha anche l’occasione di girare l’Italia, acquisire pubblico, farsi conoscere. Al tempo stesso la dimora che lo accoglie offre cultura: il concerto finale può essere l’occasione per raccoglier­e fondi per una causa, per restaurare un’opera, o più sempliceme­nte per aprire un luogo normalment­e escluso da qualsiasi fruizione pubblica. Anche solo per una sera, la residenza storica torna ad animarsi. Ad essere il centro della vita comunitari­a » .

Dal museo al Bed & Breakfast. Ma cosa sono esattament­e le dimore storiche? Si va dal palazzo nobiliare alla fattoria, dall’eremo al convento, dal castello al borgo. Dal museo al bed & breakfast. « In Italia abbiamo un patrimonio di circa 23.000 residenze storiche » , spiega Moroello Diaz, presidente dell’Adsi. « Otto case su dieci sono dislocate sul territorio, lontano dalle città, e dunque difficilme­nte inseribili in un circuito, anche economico. Mantenere a galla questo patrimonio è uno sforzo enorme: si tratta di grandi superfici, che nella maggior parte dei casi non producono alcun reddito, solo costi. E che pure fanno parte integrante del nostro capitale culturale, della storia dei tessuti urbani come delle campagne » . Con i pesanti tagli di bilancio degli ultimi anni, la provincia italiana ha visto drasticame­nte diminuire le occasioni culturali. Grazie al progetto

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Una quarantina di residenze

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