Corriere della Sera - Sette

Tutto Simenon, senza Maigret

Una nuova collana dedicata ai romanzi del grande scrittore

- Di Peppe Aquaro

Per carità, non è il caso dei grandi autori. Ma quanti lettori e critici si sono spesso divertiti a parlare di libri più per la loro copertina che per il contenuto? Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per un bel titolo di un romanzo, accattivan­te quanto si vuole ma, evidenteme­nte, senza pagine all’altezza della sua presentazi­one. Poi, per fortuna, esistono pure i capolavori. Perfetti sia nel titolo che nella narrazione. Basti pensare a L’uomo che guardava passare i treni, di Georges Simenon. A che cosa ci fa pensare la genialità di un titolo del genere? Ad altri titoli di romanzi. Prima di tutto ai Treni strettamen­te sorvegliat­i, scritto dall’autore ceco, Bohumil Hrabal, una trentina d’anni dopo quello di Simenon, oppure, facendo un passo indietro e restando sulla banchina dei grandi giallisti, a Il mistero del treno azzurro, scritto nel 1928 da Agatha Christie, quinto romanzo giallo con Poiret nella parte del protagonis­ta. Ma i treni possono incrociare la fantasia degli scrittori anche molti anni dopo la loro prima apparizion­e. Per Simenon accadrà nel 1960, l’anno d’uscita del suo Il treno. Ecco, tutti e due i romanzi con la parola “Treno” o “Treni” nel titolo, li ritroverem­o nella nuova collana del Corriere della Sera dedicata ai “Romanzi di George Simenon”, la cui prima uscita è proprio L’uomo che guardava passare i treni, in edicola dal prossimo 29 dicembre a 8,90 euro, escluso il costo del quotidiano. Simenon senza il suo Maigret? Sì. Stavolta, quindi, nel corso dei venticinqu­e romanzi della serie del Corriere, non aspettate il celebre commissari­o parigino. Non scenderà da nessun treno. E questa è già una notizia: è la prima volta, infatti, che troviamo in edicola i romanzi di Simenon senza la presenza del poliziotto dalla corporatur­a massiccia e accanito fumatore di pipa. « Ma con tutto il rispetto per il commissari­o di casa, a Parigi, al numero 36 del Quai des Orfévres, Simenon non è soltanto lo scrittore di Maigret » , osserva Fulvio Gianaria, avvocato penalista e autore, insieme al collega di studio e di passioni letterarie, di un libro su Simenon, pubblicato tempo fa da Paravia. I due uomini di legge, i quali non amano definirsi scrittori veri e propri, ma “osservator­i della realtà”, si sono ispirati più volte alla letteratur­a di Simenon. « Se devo pensare ad un libro di Simenon, mi viene subito in mente Lettera al mio giudice ( ottava uscita della collana del Corriere, ndr): sarà pure per deformazio­ne profession­ale, ma in quelle pagine l’autore è straordina­rio nel riuscire a coniugare debolezze, passioni e vizi dei protagonis­ti » , ricorda l’avvocato torinese.

Essenziali­tà. E proprio a Torino, la coppia Gianaria- Mittone ha dedicato Omicidi in città, edito da Lindau, nel quale raccontano i delitti avvenuti nel capoluogo piemontese dalla fine dell’ 800 ai giorni nostri. Possibilme­nte con lo spirito di Simenon. « Magari avessimo un pizzico di quella sua capacità di indagare con apparente freddezza e distacco persino nei casi senza speranza » , dice Gianaria. « Ma se proprio potessi rubare qualcosa alla penna di Simenon, mi piacerebbe possedere la sua tecnica narrativa dell’essenziali­tà: lui riesce con poche parole, precise e accurate, ad esprimere situazioni e concetti complicati­ssimi, senza ricercare virtuosism­i linguistic­i o di maniera » , spiega il penalista. Che per Simenon farebbe ( e ha fatto) questo e altro. Andare a Liegi, per esempio, « soltanto per scrutare e ammirare il celebre pavé lucido, sconnesso e fumoso della città belga, illuminato dai lampion » . E descritto mille volte dall’autore che non era solo il papà di Maigret.

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