Virzì e il faro sul disagio psichico
Georges Cottier, art. 1 della Carta dei Diritti fondamentali Ue «La dignità umana è inviolabile. Essa dev’essere rispettata e tutelata». ( Manuale dei Diritti fondamentali e desiderabili, Oscar Mondadori).
Scriveva il cardinale Cottier ( che ci ha lasciato il 31 marzo scorso) che il mondo politico sta trascurando troppo i diritti sociali e culturali che riguardano gli individui, cosa che invece non fa il mondo del Terzo Settore, il quale non è però aiutato in questo compito dallo stesso mondo politico. È in questi giorni sugli schermi di tutta Italia La pazza gioia, ultimo lavoro di Paolo Virzì: come i suoi film precedenti, quest’opera c’invita a ripensare politicamente il disagio. Si racconta l’evoluzione e lo stato dei servizi psichiatrici nelle zone in realtà migliori ( dal punto di vista dei servizi socio- sanitari e del volontariato) del nostro Paese, come la Toscana. Attraverso questo lavoro, Francesca Archibugi ( la cui mano si vede e si sente) completa l’opera iniziata nel 1993 anni fa con il suo Grande Cocomero sulla vita dello psichiatra Marco Lombardo Radice: infatti, il medico tratteggiato nella storia potrebbe essere un Radice ormai anziano ma sempre convinto della giustezza della lezione basagliana. Denuncia precisa nei confronti degli Opg ( il film è ambientato nel 2014, la legge di cancellazione degli ospedali psichiatrici giudiziari è del 2015), dell’approssimazione della gestione di alcuni servizi per l’infanzia ( il tema adozioni e “furto “dei minori viene sviluppato lasciando i meriti alle famiglie e i demeriti allo Stato), si valorizza il ruolo invece dello psichiatra direttore della comunità alloggio, comprensivo e fiducioso nelle possibilità di recupero delle due protagoniste, mentre il capo degli assistenti sociali è “senza pietà”, la dottoressa è coraggiosa e generosa, la suora è anticipatrice della misericordia di papa Francesco: questi personaggi compongono la rappresentazione verosimile dei problemi che il Ssn si trova ad affrontare ogni giorno.