Corriere della Sera - Sette

Schiaffi e baci dall’Oriana

- di Pier Luigi Vercesi pvercesi@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Annaspiamo tra minacce, ripicche, richieste di voti contro e non a favore: schiarite politiche all’orizzonte, si deduce, non si annunciano. L’elettore manda segnali. Chissà dove porteranno stizza e sconcerto generali. Speriamo in un migliorame­nto del clima, perché qui al nord, in questa tarda primavera con temporale quotidiano, Renzi rischia l’addebito, come a ogni governo quando piove, e la lunga marcia per il “sì” al referendum autunnale può marcire per strada, come un fungo troppo annaffiato, di acqua e di parole. Questo per dire: adesso, messi i sindaci sullo scranno, concedetec­i una tregua, qualche settimana senza l’incubo che incombe. Personalme­nte ripongo i talk show e apro l’ultima testimonia­nza dell’Oriana, la Fallaci, una donna che teneva sempre sulla corda. Nelle sue Lettere da una vita straordina­ria, come recita il sottotitol­o del libro pubblicato da Rizzoli, spalanca un quotidiano semplice e denso, anche mentre il Napalm infesta il Vietnam, i colonnelli spezzano le reni alla Grecia e Kissinger scorrazza per il mondo come un cow boy solitario e impunito. È il titolo a infondere coraggio: La paura è un peccato. Vorrei stringere la mano a chi l’ha azzeccato, così cristianam­ente assertivo, così eternament­e vero ovunque lo si collochi nel tempo. In una lettera alla madre, dalla Cambogia, l’Oriana febbricita­nte per colpa « di quella stronza di tailandese » che le ha sbagliato le dosi del vaccino, con la gamba gonfia e indurita per la puntura di un insetto, è felice perché porterà a casa un « trofeo, la più bella tovaglia che tu avrai mai visto in tutta la tua vita: di lino ricamata a mano, in grandi rose rosse, ma ricamata in modo tale che non crederai ai tuoi occhi » . All’uomo più potente del mondo, Henry Kissinger, ringhia: « Ho detto che persino pronunciar­e il Suo nome mi riempiva di nausea... Continuo, nel mio piccolo, a spararLe in faccia come ho sempre fatto. E a rischiare... perché dal giorno in cui ho cominciato, i suoi amici della Cia mi dedicano infinite attenzioni » . Poi riprende carta e penna per un biglietto a François Pelou, un amore della sua vita: « Conservo nella mia bocca un tuo chewingum, e lo assaporo come fosse un tuo bacio. Lo custodirò insieme ai miei gioielli, per poterlo assaporare ancora: quando tu mi mancherai troppo » . E ad Alekos Panagulis, l’Uomo della sua vita: « C’è sempre un vento che mi porta via da dove amo trovarmi: come certi uccelli costretti costanteme­nte a emigrare. Ma, se tu me lo permettera­i, se ti piacerà, prometto di piegare il vento nella tua direzione... P. S. Ti ho rubato due fili per pulire la pipa. Sono perfetti per legare i miei capelli alla contadina » . Quando uno strillone annuncia: « Hanno ammazzato Pasolini » , conclude così il suo ricordo: « Apparvero i due popolani che avevano scoperto il tuo corpo. Dissero che da lontano non sembravi nemmeno un corpo, tanto eri massacrato. Sembravi un mucchio di immondizia e solo dopo che t’ebbero guardato da vicino si accorsero che non eri immondizia, eri un uomo. Mi maltratter­ai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta? » .

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