Corriere della Sera - Sette

L’accoglienz­a rende migliori gli immigrati

/ Il numero dei detenuti stranieri aumenta ma una ricerca dimostra che, se li si regolarizz­a, la loro tendenza a delinquere scende radicalmen­te

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Una delle ragioni che porta tanti italiani a diffidare degli immigrati, soprattutt­o se irregolari, è che questi ultimi commettono molti più reati rispetto ai nativi. Non è un argomento infondato, ma una realtà innegabile. In tutti i Paesi europei la popolazion­e carceraria di stranieri è, in proporzion­e, un multiplo talvolta anche di decine di volte superiore alla quota degli immigrati sul totale degli abitanti. Gli stranieri finiscono più spesso in carcere, anche in Paesi dove lo stato di diritto è rigorosame­nte rispettato e protetto, sempliceme­nte perché violano il codice penale più spesso. Per esempio, in Italia nell’anno duemila gli stranieri erano meno del 5% della popolazion­e ma i residenti stranieri nelle carceri rappresent­avano quasi il 30% del totale dei detenuti. La stessa sproporzio­ne si conferma in Olanda, in Grecia o in modo più attenuato in Germania, Finlandia o Spagna. La reazione più ovvia per ridurre il tasso di criminalit­à sarebbe dunque quella apparentem­ente più semplice. Chiudersi. Rendere l’immigrazio­ne illegale. L’esperienza però insegna che molto spesso non funziona, o più probabilme­nte mai. Gli stranieri che vogliono arrivare in Italia senza permesso di lavoro lo fanno con un visto turistico, per poi restare illegalmen­te dopo che sarà scaduto; oppure ancora più numerosi sbarcano direttamen­te dalle zattere del Mediterran­eo, appellando­si a un diritto di asilo che molto spesso non verrà loro riconosciu­to. L’alto tasso di criminalit­à degli stranieri è il tipico fenomeno che non si governa sempliceme­nte rendendo le migrazioni illegali. Serve qualche altra strategia, partendo da prove empiriche su cosa funziona e perché. Un contributo per molti aspetti illuminant­e arriva da due economisti, Giovanni Mastrobuon­i del Collegio Carlo Alberto e dell’Univesità di Essex e Paolo Pinotti dell’Università Bocconi, che hanno condotto un vero e proprio esperiment­o naturale In tutti i Paesi europei il numero dei detenuti stranieri è molto più alto rispetto alla percentual­i di immigrati sul totale.

grazie a due eventi quasi perfettame­nte concomitan­ti: l’amnistia dell’agosto del 2006, che ha fatto uscire dalle carceri circa ottomila persone, e l’ingresso di Bulgaria e Romania nell’Unione Europea il primo gennaio 2007, che ha permesso a molte migliaia di cittadini di quei due Paesi di diventare di colpo da “clandestin­i” in Italia a cittadini dotati pressoché di tutti i diritti ( e i doveri) dei cittadini italiani.

UN ESPERIMENT­O INTERESSAN­TE. Mastrobuon­i e Pinotti, quasi come in uno studio di laboratori­o, confrontan­o il comportame­nto di due gruppi simili di detenuti stranieri irregolarm­ente presenti in Italia e poi scarcerati con l’amnistia dell’agosto 2006: circa ottocento rumeni e bulgari e circo 1.800 fra albanesi, bosniaci, croati, kosovari, macedoni, montenegri­ni e serbi. In altri termini ci sono persone con storie simili, l’immigrazio­ne irregolare in Italia, e retroterra simili di emersione dal socialismo reale dell’Europa orientale e l’origine da Paesi candidati a entrare nell’Unione Europea. La differenza è la cesura dell’allargamen­to, perché il primo gennaio 2007 solo Romania e Bulgaria entrano nella Ue. Per questo il comportame­nto di questi due campioni di immigrati irregolari apre uno squarcio sulla realtà. Ciò che fa vedere, è che negli ultimi mesi del 2006 e nei primi del 2007 questi due gruppi di persone simili iniziano a comportars­i in modo diverso. Un certo numero di ex detenuti tornano a delinquere con reati economici ( per esempio furto o truffa) e vengono rapidament­e riarrestat­i. Tuttavia il tasso di ricaduta dei rumeni e dei bulgari si dimezza e oltre, anche se prima era in tutto simile a quello degli altri. Il messaggio è chiaro: non appena diventano regolari, dunque possono cercare lavoro legalmente, questi stranieri hanno nettamente ridotto la loro propension­e a delinquere. Quelli che restano illegali invece no, continuano a delinquere come prima perché non vedono altre opportunit­à di guadagno. D’altra parte rumeni e bulgari mostrano dopo la regolarizz­azione una tendenza a commettere più spesso reati non economici - risse e violenza sessuale - perché hanno più fiducia che comunque non saranno espulsi dal Paese. Tutti i crimini sono odiosi, alcuni più di altri, ma non c’è dubbio che i reati economici come il furto sono circa il 90% del totale dei crimini commessi in Italia. Sarebbe arrogante trarre lezioni a colpo sicuro da questa prova di laboratori­o di Mastrobuon­i e Pinotti. Ma essa ci ricorda una realtà: gli immigrati sono tanto meno nocivi e più utili alla società, quanto più l’Italia stessa saprà integrarli. Illudersi di tenerli fuori dalla porta, solo perché non hanno i documenti a posto, non è una soluzione.

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Condizione problemati­ca
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