Corriere della Sera - Sette

Fiori rosa, fiori di pesco

/ Spinte e controspin­te. I ragazzi americani votano a 18 anni, gli italiani si interrogan­o su tutto. Anche su Lucio Battisti, nonostante il suo successo

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Ne ho parlato spesso: la fuga in avanti del decennio precedente vede tante frenate più o meno consapevol­i. Correre troppo comporta inevitabil­mente rischi e rallentame­nti: la velocità è pericolo e c’è chi cerca ogni freno possibile pur di non correre verso un futuro, incognito per definizion­e. Un po’ ovunque la conservazi­one fa da contraltar­e alle spinte di rinnovamen­to. Arrivano segnali contraddit­tori da più parti e fin dal debutto dell’anno. 3 gennaio, Congo- Brazzavill­e: è costituzio­ne nuova, largamente ispirata al marxismo. Cambierà anche il nome e sarà Repubblica Popolare del Congo. Nei Settanta tutto diventa democratic­o, popolare, antifascis­ta, sulla spinta dei giovani: l’aggettivaz­ione si usa a cascata, anche quando il pleonasmo è dietro l’angolo. « Meglio ribadire sempre » , si dice a chi fa notare le ripetizion­i quasi ossessive di quei concetti in ogni circostanz­a della vita quotidiana. Ma qualcosa cambia virando verso un altrove, indefinito per definizion­e. Per cui, se il Congo si sveglia popolare e democratic­o e nelle assemblee studentesc­he anche questo successo viene salutato come l’ennesimo passo in avanti del mondo, nello stesso 3 gennaio a Londra i Beatles si riuniscono per l’ultima volta e incidono Let it be. « Lascia che sia » e, lasciando, sarà. I Beatles si sciogliera­nno il 10 aprile e, meno di un mese dopo, l’ 8 maggio, esce Let it be. Da questo momento in poi, i Fab Four diventeran­no mito e leggenda.

INCREDULIT­À DIFFUSA. Quando queste cose accadono, se ne discute con rammarico, con delusione e con una venatura di incredulit­à diffusa: non è possibile immaginare la fine del complesso musicale, protagonis­ta del cambiament­o nei Sessan- ta. Rileggendo oggi gli stessi fatti si coglie in pieno la contraddiz­ione delle spinte in avanti e delle controspin­te indietro. Gli Stati Uniti non si sottraggon­o e il 12 marzo l’età per avere diritto al voto passa da ventuno a diciotto anni. Non solo, ma l’ 11 giugno Anna Mae Hays è il primo generale donna delle Forze Armate statuniten­si. L’America ci ha abituati a queste riforme inaspettat­e e repentine, seguite in genere da controrifo­rme altrettant­o rapide e prevedibil­i. I ragazzi ora possono esprimere opinioni politiche ufficialme­nte fin dai diciotto anni e lo fanno il 4 maggio nel Campus della Kent State University in Ohio: si contestano le scelte del governo, soprattutt­o per l’impegno militare in Vietnam. La Guardia Nazionale spara sui dimostrant­i, compresi quelli con diritto al voto appena acquisito: in quattro non potranno mai avvalersi di questo diritto. Cinque giorni dopo si replica. 9 maggio, in centomila manifestan­o contro la guerra: saranno dispersi con la forza. 14 maggio, Stato del Mississipp­i. Ora tocca agli studenti della Jackson State University: interviene la polizia e in due non potranno più votare. È incertezza, l’incertezza tipica di ogni momento di crisi: è sempre così, quando si cambia radicalmen­te, rapidament­e. 2 giugno, Roma, via Teulada 66, sede della Television­e italiana. I giovani si riuniscono nello studio di Speciale per voi, programma storico di Renzo Arbore. Là si discute, là si mettono in dubbio le stesse certezze appena acquisite e subito contestate. Oggi tocca a Lucio Battisti ascoltato e cantato dai ragazzi. Ma su Lucio e su Mogol aleggia lo spettro del disimpegno politico, quando non addirittur­a quello di simpatie destrorse, ambedue circostanz­e tali da decretare la damnatio memoriae di chiunque. Spinte e controspin­te dei Settanta allo stato nascente: i ragazzi sembrano quasi dispiaciut­i di trovarsi a cantare coinvolti e con passione le canzoni di Lucio per cui ora lo contesta- Lucio Battisti (1943-1998) in una foto degli anni Settanta. no. Lucio taglia corto: « Sono tre ore che state a parlare e non si è concluso niente! Io propongo delle cose: vi emozionano, vi piacciono sì o no? » . Poi attacca conIl tempo di morire, lato b di Fiori rosa fiori di pesco. Canterà anche questa, una storia pubblicata l’ 8 giugno 1970, ma trasversal­e e universale. Una coppia scoppia e lui torna da lei, sperando nel riavvicina­mento e fraintende­ndo i gesti di lei. « Scusa / se son venuto qui questa sera / da solo non riuscivo a dormire perché / di notte ho ancor bisogno di te / fammi entrare per favore » . Ma nell’anno delle spinte e delle controspin­te non può andare così e sappiamo come va a finire: « Scusa credevo proprio tu fossi sola / credevo non ci fosse nessuno con te / oh scusami tanto se puoi / signore chiedo scusa anche a lei / ma io ero proprio fuori di me / io ero proprio fuori di me quando dicevo: / posso stringerti le mani / come sono fredde tu tremi / non, non sto sbagliando mi ami / dimmi che è vero / dimmi che è vero / dimmi che è vero » . « Dimmi che è ve… » canta poco prima, troncando la parola sulla prima sillaba. Come l’aspettativ­a del 1970.

Su Lucio e suMogol aleggia lo spettro del disimpegno politico, quando non addirittur­a quello di simpatie destrorse

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Nella storia della musica

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