Parigi onora il talento di Seydou Keïta
/ In mostra al Grand Palais 238 fotografie del maestro di Bamako. Che negli Anni 50 e 60 rivelò al mondo la cultura e l’eleganza della sua terra
a produzione di Seydou Keïta ( insieme a quella del più giovane Malik Sidibé) rinnova, a una differente latitudine e a qualche anno di distanza, il proposito di August Sander, il fotografo tedesco che tra le due guerre decide di “mappare” la popolazione tedesca. Solo che Keïta, nato a Bamako nel 1921 nel Sudan francese, non conosce il maestro della Renania. Nessuno come lui sa cogliere l’eleganza del gesto, lo charme delle donne, le posture dei giovani che cercano di stare al passo con le mode occidentali degli Anni Cinquanta e Sessanta e che rappresentano i suoi più assidui clienti. Ma fino a 14 anni ignora persino che esista un oggetto che possa far esplodere il suo talento. Come l’ex minatore Sander, anche lui diventa fotografo per caso. Non può frequentare la scuola e, seguendo le orme paterne, lavora come carpentiere. Poi la rivelazione: una Kodak Brownie regalata dallo zio scatena la passione e così il giovane Seydou apprende, come può, i rudimenti che gli permettono di usare il nuovo giocattolo e svilupparne i risultati. Nel 1948, a 27 anni, apre a Bamako il suo studio ed è subito una celebrità. Tutti vogliono farsi ritrarre da lui, certi che con un solo clic saprà gratificarli. Il suo gusto per il dettaglio non si concentra solo sul personaggio: i tessuti
Llocali che sceglie per decorare il fondale delle sue immagini, diventano un marchio di fabbrica e una pietra miliare della tradizione fotografica dell’Africa Occidentale. Tanto che ancora oggi è il carattere distintivo del giovane senegalese Omar Victor Diop che, come Keïta, crea delle fantastiche corrispondenze tra il disegno del fondale e gli abiti dei suoi modelli. Nel corso degli anni le stoffe, le cui decorazioni subiscono la tirannia delle tendenze, sono persino utili per datare i ritratti. Ma le sorprese della vita non finiscono qui. Nel 1960 la Repubblica Sudanese proclama la sua indipendenza e per Keïta si profila un ruolo ufficiale: fino al 1977, anno in cui si ritira, rimarrà il fotografo prescelto dal governo.