Strategie per i lasciati
Chi abbandona e chi viene abbandonato/a deve provare a contare su amici e famiglia per non fare idiozie. A volte umilianti, a volte mortali
Atutti i “lasciati” Semplicemente; sembra facile ma non è difficile: seguite ALLA LETTERA la canzone di Battisti: “...cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu...” eccetera. Io, con la Dany eseguii quello che all’epoca (preistoria) mi suonava come una specie di diktat; non mi ci volle alcuno sforzo tranne, lo ammetto, qualche torrone a Santa Lucia o qualche mazzo di fiori corredato da brevi messaggi. Ma quando ricevetti indietro una mia lettera corredata dal laconico: “non rompermi mai più i co.....i” (allora, fortunatamente, non esisteva il telefonino), tristemente capii. E così fu. Era il 1991 circa. Mi tornò a sorridere un giorno del 2014, dal fornaio. parametro si permette umilmente di consigliare, perché non è difficile farlo
I lasciati dovrebbero venire trattati come le contessine nei romanzi dell’Ottocento, muniti di chaperon e mandati in viaggio, molto lontano, possibilmente. Chi esercita le funzioni di chaperon dovrebbe oggi saper agire da hacker, bloccando l’accesso del lasciato ai profili social del lasciatore/ lasciatrice per evitare dolorosi stalking. Dopo un congruo periodo all’estero o in un arcipelago remoto, si dovrebbe poter tornare con qualche partner esotico/ a, e non fare scemenze. Terapia consigliata Non fare scemenze, appunto. Chi legge capirà, quasi tutti ne abbiamo date e prese. E nulla è più patetico dei dolcetti e dei torroni e dei fiorellini mandati a chi non ti vuole più. E non è sbagliato replicare “non mi rompere più eccetera”: meglio un messaggio chiaro e brutale del gattamortismo ambosessi che illude i lasciati. Meglio - i casi di cronaca sono troppo frequenti per venire ignorati - non affrontare da soli l’abbandono. Chi lascia e chi viene lasciato/ a deve provare a contare su amici e famiglia per non fare idiozie. A volte umilianti, a volte mortali.
Carissima, Tu mi scrivi “stimati”... Allora penso che tutto quello che ti ho scritto su mio marito poggi proprio su questo e non su calori e effusioni mancanti. Adesso sono in viaggio per *, dove unisco interessi di lavoro, a interessi personali e passioni (sportive) belle e stimolanti. Andare da sola è per me bellissimo e unico, mi muovo con disinvoltura dovunque e mi sento padrona di me stessa.. Invece ieri... un problema familiare riguardo la mia adorata figlia ha riaperto i dubbi proprio sulla stima in me stessa che mio marito non manca di pestare. Io capisco che sono i dispiaceri a renderlo arrabbiato (io invece triste...siamo diversi pure in questo), e la sua sicurezza che non può essere minata in alcun modo fa sì che riversi su me i sensi di colpa (che ho già). Già per mio figlio più grande avevamo attraversato la sua crisi di crescita soffrendo in maniera diversa ed allontanandoci per questo... poi mio figlio ha superato la crisi e noi no. Insomma... forse che io abbia detto a lui prima di partire: “cerchiamo questa volta con la mia sensibilità e la tua intelligenza di non farci soggiogare ed allontanarci per i problemi di nostra figlia”. Non è veramente la realtà. Forse io sono già lontana... E non è l’uomo che ho incontrato, nel quale cerco la condivisione che manca a casa (ma che certamente capisco sarebbe molto più facile non avendo i figli da crescere insieme), forse l’uomo giusto.. Forse la mia sensibilità, la mia esperienza, la mia età mi faranno cercare altro...