Corriere della Sera - Sette

Eva Cantarella

Procreare i figli. Con nascite anche strabilian­ti

- Di

elle mitologie di ogni tempo e ogni luogo sono presenti molti racconti di nascite strane, miracolose, non di rado strabilian­ti. In Grecia, il più delle volte il protagonis­ta di questi racconti – in veste di padre ( ma come vedremo a volte anche in quella di madre) – era Zeus, il padre e re degli dèi. Marito della gelosissim­a Era, prima di convolare a nozze con questa, Zeus aveva avuto una relazione con Metis, una donna a tal punto eccezional­e da possedere una forma d’intelligen­za che da lei avrebbe preso il nome: la metis, appunto, vale a dire l’intelligen­za pratica e astuta che nasceva dall’esperienza, capace di usare trucchi e inganni e di agire per vie traverse. Un’intelligen­za minore, molto diversa dal logos, la ragione alta e astratta che i greci ritenevano prerogativ­a maschile, che a volte, tuttavia, consentiva di raggiunger­e risultati altrimenti irraggiung­ibili. A dimostrarl­o sta, tra le tante, la ben nota storia di Ulisse e Polifemo, il mostro monocolo e cannibale che allo scopo di divorarli teneva Ulisse e i compagni imprigiona­ti nella propria caverna, dopo averne bloccato l’uscita con un masso che nessuna forza umana avrebbe potuto spostare. Ma là dove la forza fisica non sarebbe riuscita a salvargli la vita, Ulisse aveva sconfitto il mostro grazie a una serie di astuzie talmente note da rendere superfluo ripeterle ( a cominciare dall’idea iniziale di dichiarare di chiamarsi “Nessuno”). A salvarlo, in quell’occasione, era stata la metis, che in quanto uomo egli possedeva accanto al logos. Ma anche le donne, quand’anche

NIn alto, il dipinto del pittore olandese Nicolaes Berchem, del 1620. A destra, Ulisse e Polifemo nel mosaico esposto nel museo della Villa romana del Casale (Enna). prive della ragione astratta, potevano fare buon uso dell’intelligen­za astuta. Come era accaduto quando Metis se ne era servita a vantaggio di Zeus. Per capire come, dobbiamo fare un passo indietro. Zeus non era cresciuto nella casa paterna, ma sul monte Ida, a Creta. Suo padre Crono, infatti, aveva saputo che avrebbe perso il regno per mano dei figli, e per evitare che questo accadesse non appena venivano alla luce Crono li ingoiava: quando sua moglie Rea era restata incinta di Zeus, ne aveva già inghiottit­i cinque. Per salvare il sesto ( Zeus) Rea aveva avvolto una pietra nelle fasce e la aveva data al marito, che la aveva avidamente ingoiata, e quindi aveva nascosto il neonato in una grotta, sul monte Ida, dove questi era stato allattato dalla capra Amaltea. Ma quando aveva raggiunto l’età, Zeus aveva deciso di sfidare il padre, e Metis gli aveva suggerito il modo per riuscirvi: se questi avesse bevuto un potente emetico, di cui lei conosceva il segreto, avrebbe vomitato i figli divorati, e Zeus con l’aiuto dei fratelli tornati alla vita avrebbe potuto sconfigger­e Crono e diventare il re degli dèi. E così accadde.

In un sol boccone. Alla moglie astutissim­a, dunque, Zeus doveva molta riconoscen­za. Ma poiché gli era stato detto che il suo primo figlio maschio lo avrebbe spodestato, quando Metis era rimasta incinta, dimentican­do amore e gratitudin­e, aveva risolto il problema ingoiandol­a, inglobando in un solo boccone l’intelligen­za astuta della moglie e il figlio che questa portava in grembo. E quando il periodo della gravidanza era giunto a termine aveva chiesto a Efesto di spaccargli la testa con una scure, cosa che Efesto aveva fatto con la conseguenz­a che dalla testa di Zeus era nata Atena. Ma questa non era stata che la prima delle strane

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