Gene Tierney, “fragile” e conturbante
/ Tornano nelle sale alcuni film con l’attrice americana che seppe passare dalla commedia, al fantasy, al noir
e dovessi indicare l’attrice più bella di tutta la storia del cinema, non avrei dubbi: direi Ava Gardner. Ma la sua bellezza è così evidente, così classica, così trionfante che rischia quasi di passare inosservata: si fa un segno di assenso, come nelle chiese ci si genufletteva davanti alla statua della Madonna, ma poi si è tentati di passare oltre, attratti da altri volti, meno belli ma più inquietanti, più intriganti. Come quello di Gene Tierney. Claudio Carabba la definisce « fragile » ( con le virgolette), Goffredo Fofi conturbante, ed entrambi questi aggettivi aiutano a capire il fascino che seppe esercitare sulle platee degli anni Quaranta, quando il suo volto non wasp, vagamente asiatico con quegli occhi un po’ a mandorla e gli zigomi alti, le pupille chiare e i capelli scuri, fecero vivere sullo schermo una donna che sembrava riassumere le tante contraddizioni di un decennio nato nella paura della guerra e cresciuto nelle antinomie di una rinascita, dove il noir e la psicoanalisi la facevano da padrone ( a dire la fragilità quasi metafisica di chi si sforzava di pensare al futuro ma non poteva dimenticare il passato). È alla fine dei Trenta che la Tierney, nata in una ricca famiglia newyorkese ed educata anche in un collegio svizzero, viene scoperta dal cinema: lo fa Anatole Litvak, che la notò mentre visitava gli studi della Warner e la fece mettere sotto contratto, senza però riuscire mai a dirigerla. Il primo ciak fu con Henry Fonda nel Vendicatore di Jess il bandito ( lei giornali-
Ssta, lui fratello del celebre gangster) sotto la direzione di Fritz Lang, poi con John Ford in La via del tabacco e con von Sternberg nel delirante I misteri di Shanghai, dove finirà schiava del gioco, della droga e di un avventuriero. L’esplosione sullo schermo arriva nel 1943, con Il cielo può attendere di Ernst Lubitsch, come moglie amatissima ma a volte « dimenticata » dell’impenitente Henry Van Cleeve ( che ha il volto simpatico di Don Ame- Sopra, Gene Tierney in
In alto, l’attrice (1920-1991), che conobbe l’inizio della celebrità nel 1943, nel film