Pensare con la pancia, senza metafora
Piaceri&Saperi / Modificare i batteri nell’intestino permette di ridurre l’ansia. E potrebbe avere ricadute persino sul carattere
on pensare con la pancia. Un modo di dire per invitare a essere razionali. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi, visto che è sempre più chiaro che la pancia, in un certo senso, “pensa” davvero. Sono sempre di più le prove a favore di una reale capacità dell’intestino di modulare le funzioni psichiche. E la cosa è ancora più stupefacente se si pensa che ad avere un ruolo decisivo in questo senso sono i batteri presenti nel nostro apparato enterico. Ricercatori dell’University of California di Los Angeles, per esempio, hanno dimostrato che modificando la composizione dei batteri intestinali attraverso l’assunzione di latte fermentato con precisi bacilli è stato possibile, in un gruppo di donne sane, ridurre l’ansia di fronte a un determinato compito. E le modificazioni soggettive del comportamento hanno trovato corrispondenza in cambiamenti nella Risonanza magnetica funzionale, sotto forma di una ridotta attività in un gruppo di neuroni coinvolti nella risposta ansiosa. A riprova della non casualità del risultato è arrivato il confronto con il cosiddetto “gruppo di controllo”, composto da donne che hanno assunto una sostanza simile ma non fermentata, che non hanno ottenuto alcuna modificazione né nella risposta ansiosa, né nella risonanza. In linea di principio, quindi, si può dedurre che intervenendo sul microbiota intestinale ( l’insieme dei batteri che compongono la nostra flora batterica) si può generare una stimolazione che incide su diverse aree del cervello. Indicazioni significative erano state ottenute già sui topi, fra l’altro con un esperimento particolarmente curioso in cui, scambiando i batteri nell’intestino di un ceppo di roditori ansiosi con batteri di un ceppo d’identici animali più coraggiosi, le due qualità comportamentali s’invertivano. Sempre nei topi è stato dimostrato che è possibile modulare la propensione all’ansia intervenen-
Ndo sul microbiota. Per esempio, ceppi di campylobacter jejuni l’aumentano, mentre altri ceppi la diminuiscono. Inoltre, sempre negli animali, è stato osservato anche il contrario, cioè che modificando la situazione ambientale, per esempio separando un neonato dalla madre, cambia la composizione della sua popolazione batterica intestinale. E allora? Possiamo, o potremo calmare la nostra agitazione mangiando lo yogurt “giusto”?
Digestione modificabile. Al tempo. Questi studi, per quanto affascinanti, rappresentano soltanto una fase preliminare nella comprensione dei meccanismi di reciproco condizionamento fra apparato digerente e cervello. Tuttavia, comprendono meglio le funzioni del microbiota, del microbioma ( l’insieme dei genomi dei batteri che abbiamo nell’intestino) e il relativo metaboloma, cioè l’insieme delle impronte chimiche lasciate nei liquidi biologici dalle attività vitali delle cellule, batteri compresi, così che le prospettive potrebbero cambiare davvero. Anche perché, se fino ad anni relativamente recenti si potevano fare progressi solo in base a osservazioni comportamentali, oggi è possibile ricorrere a esami sofisticati di imaging cerebrale, come appunto la Risonanza magnetica funzionale, che permettono di mettere a fuoco molto meglio l’asse intestino- cervello. Modificare la flora batterica, insomma, potrebbe non influenzare soltanto la digestione ma persino il carattere. Altro che uomini di fegato! C’è il rischio che in futuro una persona coraggiosa possa essere definita “uomo d’intestino”.
Sipuò dedurre che intervenendo sulla flora batterica siapossibile stimolare il cervello in diverse aree