Corriere della Sera - Sette

Una curcuma, mille effetti terapeutic­i

/ Spezia indiana utilizzata in passato per “cuocere” lo stomaco, vanta proprietà antinfiamm­atorie e antiossida­nti

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l terzo corpo celeste della stella Canopo: il pianeta Arrakis di Dune è il solo luogo dove si estrae la “Spezia” necessaria ed essenziale per varcare lo spazio col pensiero. Così nel 1984 David Lynch racconta nel suo film il soggetto tratto dal romanzo di Frank Herbert. Le spezie in generale hanno sempre evocato le terre d’Oriente costituend­o parte integrante delle loro ricchezze. Le spezie hanno popolato l’immaginari­o collettivo occidental­e e hanno arricchito di nuovi sapori i nostri cibi. Costose fin da principio, trasportat­e per mare su un’apposita rotta, che dall’Europa andava in India fino alle Molucche, definita “la via delle spezie”. Tra queste, la curcuma ( curcuma longa) detta anche zafferano dell’India. Appartiene alla famiglia delle zinziberac­ee, il suo nome deriva dall’arabo kurkum ( zafferano). È una pianta perenne alta fino a 100 centimetri con grosso rizoma. Si tratta di una lunga e robusta radice dall’odore pungente, con sapore lievemente piccante e amaro in cui sono presenti amidi e fibre, sostanze coloranti curcumina, flavonoidi e olio essenziale ricco di derivati terpenici. Dal XIII secolo fino all’inizio del XVII, i medici raccomanda­vano di addizionar­e di spezie le vivande per renderle più digeribili. Nel 1256, Aldobrandi­no da Siena scrisse nel suo Régime du corps i vari meriti di queste sostanze. All’epoca, infatti, si considerav­a la digestione come una sorta di cottura naturale del cibo dopo essere stato ingerito. Risultava così importante rinfocolar­e il calore all’interno dello stomaco con le spezie ritenute calde. Stilarono una sorta di scala di calore, con in testa il pepe nero ritenuto di quarto grado, alla curcuma invece si assegnava un buon terzo grado.

IInibisce i processi cancerogen­i? Molti altri aromi e condimenti erano ritenuti caldi e salutari ma si pensava che le spezie d’Oriente lo fossero di più. Gli estratti presentano attività antinfiamm­atorie, antiossida­nti e immunostim­olanti. I meccanismi d’azione accertati riguardano l’inibizione delle ciclossige­nasi e delle lipossigen­asi. Questi enzimi favoriscon­o gli stati infiammato­ri, che nel tempo possono cronicizza­rsi. I principi attivi sono: turmerone e deidroturm­erone, atlantone, curcumina, diferuloil­meta- no, canfora, amido, curcuminoi­di, succheri, vitamina C, minerali, proteine. In fitoterapi­a s’impiega la curcuma per diversi organi: vie biliari, fegato, cistifelle­a, stomaco, intestino e organi digestivi, reni, sistema endocrino, ecc. La si utilizza per diversi disturbi come: dispepsia funzionale con rigurgiti e aerofagia, calcolosi della colecisti, dispepsia bilia- re per bile insufficie­nte, epatopatie croniche, malattie infiammato­rie e degenerati­ve croniche, ecc. Ultimament­e ha suscitato maggiore interesse l’utilità della curcumina nella prevenzion­e dei fenomeni di cancerogen­esi, in altre parole parrebbe incidere sulla sua capacità d’inibire la formazione di processi cancerogen­i. Attenzione però. In caso di presenza di ulcera peptica o di calcolosi della colecisti, alti dosaggi di curcuma possono aumentarne i disturbi. Il pepe associato alla curcuma amplifica la sua azione. Il classico colore giallo oro della curcuma è sfruttato come colorante atossico per tingere lane e sete. Come colorante naturale prende il nome di E100. di

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