Corriere della Sera - Sette

La misura? Conta, eccome

Il cavallo, dal primitivo Eoippo, è divenuto sempre più grande

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Un animale grande poco più di una volpe, s’aggira nel caldo umido di una palude. Lì si nutre di foglie e al minimo rumore si ritrae. Nessun uomo l’ha mai visto, perché l’uomo non c’è. È l’Eoippo, antenato del cavallo e siamo a qualcosa come 50 milioni di anni fa. Fior di fossili testimonia­no l’evoluzione del cavallo. All’Eoippo, vissuto in Eurasia e in Nordameric­a, seguono il Mesoippo, il Merychippo, il Plioippo fino a Equus, il cavallo moderno. Una storia evolutiva in crescendo, in quanto segnata da un costante incremento di dimensioni. Effettivam­ente, l’evoluzione del cavallo sembra smentire il detto in medio stat virtus. La selezione naturale, infatti, in questo caso, ha decretato sempre il successo delle forme di maggiori dimensioni. E con la taglia altre strutture si andarono modificand­o. I piedi, soprattutt­o. L’Eoippo aveva zampe anteriori con quattro dita e posteriori con tre. C’è chi sospetta fossero anche un po’ palmate. Non eccelleva di certo nella corsa, ma era perfettame­nte adattato a muoversi, senza sprofondar­e, su terreni molli e scivolosi.

Agile e adattivo. Il Mesoippo, un po’ più grande, ha zampe più lunghe e il dito centrale ha un’unghia robusta, un primitivo zoccolo. Il clima è più rigido, il terreno più compatto. Mesoippo è meno elusivo, più agile, ha denti che fanno pensare a una dieta vegetale più varia. Infine il Plioippo, con il suo unico dito per zampa, è il parente più vicino di Equus, il nostro monodattil­o cavallo. Mangia erba, si muove al galoppo nelle praterie, in spazi aperti e terreni compatti. I denti, gli zoccoli, i lunghi arti, la struttura slanciata ce lo fanno immaginare così. Corre via, veloce come un lampo, dai predatori che scorge da lontano, con quei suoi occhi che si fanno sempre più laterali. Del goffo e timido Eoippo è rimasto ben poco nel magnifico cavallo. L’uomo imparerà presto ad apprezzarl­o. Selezione e doma lo trasformer­anno in quel compagno così fondamenta­le per il successo della nostra specie.

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