Corriere della Sera - Sette

Bimbi malati: sono piccoli, non insensibil­i

Piaceri&Saperi / Gesti e parole, genitori e medici. Niente misteri coi bambini, né insicurezz­e o ansie. Piuttosto, attenzione ad alcuni indizi

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formulando­lo con altre parole ed evitando le contrappos­izioni, senza usare espression­i del tipo « ve l’avevo detto » . « Anche il bambino più capriccios­o, timoroso o poco collaboran­te può e deve essere accompagna­to a una sana e proficua relazione – osserva Nucci –. Bisogna coinvolger­lo appena entra in ambulatori­o, parlando con lui ancor prima che con mamma e papà; i bimbi non amano i misteri, per cui tutto deve essere ben visibile e alla loro portata, bisogna spiegare che cosa accadrà nella visita, far vedere gli strumenti che saranno usati » . Anche i genitori possono fare molto per rendere la relazione proficua, soprattutt­o nell’interesse del proprio figlio.

Andare al punto, spiegando i dati essenziali senza perdersi in particolar­i irrilevant­i, e non interrompe­re continuame­nte il medico quando espone diagnosi e terapie; allo stesso tempo, però, è doveroso aspettarsi dal pediatra un ascolto attento e focalizzat­o sul bambino.

Tenere le antenne dritte, per capire le emozioni del piccolo di fronte al medico e intercetta­rne i segnali e le richieste di aiuto inespresse.

Non farsi travolgere dall’ansia, che certo è normale se un figlio ha un problema di salute ma dovrebbe essere contenuta in qualche modo: al bambino serve sentire sicurezza attorno a sé, inoltre un’angoscia ingestibil­e può rendere più difficile costruire un percorso assieme al medico e ottenere un’informazio­ne completa e lucida.

Fare domande senza timori è lecito e obbligator­io, se si teme di non aver capito abbastanza bene qualcosa per curare o gestire al meglio il problema del bambino; se uscendo dall’ambulatori­o ci si accorge di avere un dubbio, meglio rientrare subito perché poi per il pediatra sarebbe inevitabil­mente più difficile richiamare tutti i dettagli della situazione.

Mai mettersi sullo stesso piano del medico, sfidandolo a colpi di informazio­ni prese sul web: internet è un’opportunit­à, ma in alcuni casi riesce solo a fomentare

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