Lo stile di un premier
/ Renzi appare troppo sicuro del suo potere: forse un po’ di scuola democristiana gli direbbe che è meglio vestirsi di umiltà e modestia
Lungi da me voler dare consigli al presidente del Consiglio. Non si fa. Soprattutto quando il presidente del Consiglio è Renzi. Soprattutto quando, come in questo caso, non si tratta di consigli politici ma più modestamente di consigli comportamentali, di body language si direbbe oggi, o di immagine se volete: cioè esattamente il genere di cose delle quali Matteo Renzi è considerato un esperto, un maestro, un campione. Ma lasciatemi descrivere qualche sensazione che ho provato guardando in tv le performance del premier in questi ultimi mesi, paragonandole con quelle dei primi tempi: ho il dubbio che le stesse idee siano venute in testa anche a qualcun altro, e che questo abbia avuto il suo peso nel recente rovescio elettorale del Pd. L’impressione è che Renzi appaia un po’ troppo soddisfatto di dove è arrivato, e un po’ troppo sicuro di restarci. Lui ha questa aria un po’ guascona, questa andatura a petto in fuori, queste spalle che ondeggiano quando cammina, queste mani perennemente in tasca, questa faccia che fa le mossette, che cade benissimo sull’immagine di un outsider che viene dal nulla e vuole spaccare il mondo, che deve fare una rivoluzione, forte solo delle sue idee e della sua sfrontatezza, e che per questo esibisce come un’arma l’energia fisica e la fame di potere. Ma che diventa un po’ proterva quando il potere ce l’hai già, e anzi ce l’hai solo tu, e anzi nessuno ha la forza di strappartelo, e allora il tuo corpo dovrebbe restituire un’immagine di umiltà, di sacrificio, di dovere. Perché perfino noi italiani, pur così a nostro agio sul carro del vincitore, sviluppiamo poi rapidamente un fastidio a prescindere per chi esercita il potere. E se lo esercita in modo assoluto, o dà anche solo l’impressione di esercitarlo in modo assoluto, allora dà fastidio in modo assoluto.
TRENDY E ADERENTE. La mia idea è che chi ha il potere dovrebbe piano piano incurvarsi, camminare a passettini brevi, mostrare i segni della fatica e della modestia, non dell’autocompiacimento, sul volto. Se non sei Obama, o Clinton, se non hai quel portamento naturale da suonatore di sassofono o da ballerino hawaiano, allora è meglio farsi democristiano, e rifugiarsi nella retorica del potere come servizio, todo modo para buscar la voluntad divina, come diceva Sant’Ignazio di Loyola. Aggiungiamoci pure che all’inizio la sfrontatezza dello stile renziano si vestiva in jeans e giacche da grandi magazzini, passava i week end nella villetta di famiglia con moglie e figli, visitava una volta alla settimana una scuola, si faceva vedere in Smart, e capirete perché appariva così bene un everyman, un italiano qualunque con cui possiamo identificarci, uno di noi insomma. Oggi che veste di sartoria ( troppo aderente e troppo trendy, a mio giudizio), si è fatto l’aereo, nelle scuole non ci va più, e passa i weekend con i potenti del mondo, e soprattutto ora che lo vediamo in tv a ogni ora del giorno e della notte, quello stile così sicuro di sé comincia a diventare irritante, e la gente che suda e fatica e ha i nervi inizia a chiedersi: ma che c’avrà tanto da tirarsela? Voi direte: ma questa non è una critica politica, è solo una questione di gusti. Vero. Ma non sono stato io a inventare la politica- spettacolo. E nello spettacolo i gusti del pubblico contano, eccome. Sono sicuro che Renzi, che ne è una star, ci avrà già pensato.