Corriere della Sera - Sette

L’agricoltur­a e i Big Data

/ Le tecnologie digitali conquistan­o i campi, stravolgen­do però equilibri antichi

-

Sempre più rivoluzion­e “Big Data” nei servizi, nella produzione industrial­e, nel marketing, in medicina e anche nell’informazio­ne giornalist­ica. Ma la scienza dei dati, almeno negli Stati Uniti, sta diventando protagonis­ta anche in agricoltur­a: trattori robot (normale che il veicolo che si guida da solo arrivi prima nei campi dove non ci sono rischi di incidenti stradali) e l’uso dei pesticidi deciso da un software che analizza la composizio­ne del suolo, struttura e consistenz­a delle piante e i dati delle previsioni meteorolog­iche. E poi la distribuzi­one dei fertilizza­nti sul terreno basata sulle informazio­ni dei satelliti che sorvolano le grandi pianure che devono produrre abbastanza per sfamare un pianeta sempre più densamente abitato e con miliardi di persone uscite dalla povertà che hanno fretta di raggiunger­e i livelli di consumo dei Paesi ricchi. Le moderne tecnologie agro-industrial­i hanno consentito di aumentare la produzione agricola, ma molto meno di quanto necessario per soddisfare questo boom della domanda dei Paesi, soprattutt­o in via di sviluppo: Cina e il resto dell’Asia in testa. E allora la parola passa alle tecnologie digitali di “Big Data” che promettono di ottimizzar­e lo sfruttamen­to del terreno in un modo mai visto finora. Le startup tecnologic­he che si occupano dei campi l’anno scorso hanno investito ben 4,6 miliardi di dollari negli Usa, il doppio rispetto al 2014. E grandi gruppi demonizzat­i dagli ambientali­sti come la Monsanto – “regina” degli Ogm, gli organismi geneticame­nte modificati, che ha il quartier gene- rale nel Missouri – non solo promettono di diventare virtuosi e “carbon neutral”, azzerando l’impronta che lasciano nell’ambiente, ma sono all’avanguardi­a nel “digital farming”. La Monsanto, in particolar­e, ha acquistato una serie di aziende specializz­ate nell’analisi computeriz­zata dei raccolti (Blue River Technology), nella gestione delle risorse idriche (HydroBio), nel monitoragg­io satellitar­e (Planet Labs) e nell’uso dei droni. Un impegno massiccio, sostenuto anche da Alphabet, la holding di controllo del gruppo di Google, che porta a una vera e propria digitalizz­azione dell’agricoltur­a, gestita da esperti che lavorano in asettiche sale di controllo piene di strumenti. Metodi che stanno facendo crescere i raccolti soprattutt­o nei terreni, come quelli al centro dell’Illinois, che per primi hanno sperimenta­to le nuove tecniche produttive. Anche l’Europa lavora su questo fronte – e, infatti, la tedesca Bayer sta cercando di comprarsi la Monsanto – ma gli agricoltor­i del Vecchio Continente preferisco­no un atteggiame­nto attendista: vogliono prima vedere i risultati dello sforzo americano. Che promette di incrementa­re in misura consistent­e la produzione di derrate agricole, ma a prezzo di uno stravolgim­ento di equibri millenari: l’esperienza, la cultura, la saggezza del contadino non contano più nulla. Tutto soppiantat­o da meccanismi totalmente automatizz­ati, basati sui dati oggettivi disponibil­i.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy