Corriere della Sera - Sette

Ciudad sagrada”.

“religiosa, nome ufficiale El Mirador: per arrivarci servì armarsi di machete. Poi furono scoperti altri 51 siti

- Di Marco Merola

Nella foresta pluviale del Guatemala si muove come a casa sua, schivando ragni gigantesch­i e serpenti Corallo per infilarsi nei cunicoli che conducono alle tombe Maya ancora inesplorat­e, prima che lo facciano i tombaroli. Richard D. Hansen, americano, provenient­e da un clan mormone dell’Idaho, vive qui per sei mesi all’anno con la moglie Jody e i loro sette figli. È il prototipo dell’Indiana Jones moderno, formato famiglia. In oltre trent’anni di ricerche archeologi­che e antropolog­iche è riuscito a ricostruir­e con precisione il contesto geografico, sociale e culturale in cui visse e si sviluppò una delle più affascinan­ti civiltà della storia. A dare una brusca accelerata alla monumental­e indagine, la scoperta di una città celata al mondo dalla vegetazion­e rigogliosa del Centro America che l’aveva letteralme­nte ingoiata: El Mirador. La gente del posto la chiama “ciudad sagrada”, perché era la capitale della religiosit­à Maya, costruita sul margine settentrio­nale di una “pedana” naturale ( il cosiddetto Mirador basin) formatasi 70 milioni di anni fa e che si eleva per quasi 200 metri sul resto delle terre emerse tra Guatemala e Messico. Su questa pedana c’erano anche altri centri urbanizzat­i. Dal 1979 a oggi Hansen ne ha scoperti 51, ancora pochi, secondo lo studioso, rispetto a quelli che starebbero ancora aspettando di rivedere la luce, dopo duemila anni. Quando era bambino, Hansen si divertiva giocando a fare l’archeologo, cercava piccole punte di freccia nei campi di patate della fattoria di famiglia, a Rupert, Idaho. Nulla gli dava più soddisfazi­one che correre dai genitori a mostrare i risultati della caccia. Una volta entrato all’Università, però, avrebbe voluto intraprend­ere la scuola giuridica ma per un disguido si trovò iscritto ad Archeologi­a e questo decretò la sua fortuna. Dopo

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