Corriere della Sera - Sette

Anticomuni­sta,

Come insofferen­te alle limitazion­i. In nome dello sberleffo, lavorò per

- Di Giuseppe Pollicelli

In alto, il personaggi­o Cocco Bill, tra i più conosciuti usciti dal bagaglio creativo di Jacovitti. Il disegnator­e lavorava direttamen­te con il pennino, senza l’utilizzo di tracce preliminar­i a matita.

Per visitare la Casa museo Benito Jacovitti bisogna recarsi nei pressi di largo Benito Jacovitti. Il fondatore e curatore, Edgardo Colabelli, ha fatto il possibile perché il museo avesse sede proprio nel luogo di Roma intitolato a Jac, ma i tentativi di acquistare un appartamen­to in largo Jacovitti non sono andati a buon fine. Così Colabelli ha ripiegato sulla vicina via Roberto Raviola, producendo un corto circuito fumettisti­co niente male: Roberto Raviola è infatti il vero nome di Magnus, che a sua volta si colloca nell’empireo degli autori di fumetti. Del resto, Colabelli aveva deciso fin dal principio che il museo, che ospita l’immensa quantità di materiali jacovittes­chi raccolti da Colabelli medesimo in circa quarant’anni di attività collezioni­stica ( riviste, libri, varie versioni illustrate del Pinocchio di Collodi, carte da gioco, poster, pupazzi, insegne di gelati), dovesse sorgere nel comprensor­io Torrino- Mezzocammi­no, uno dei quartieri nati negli anni Novanta lungo la via Cristoforo Colombo, dopo l’Eur e ormai in prossimità di Ostia: ampie lame d’asfalto perpendico­lari, intervalla­te da rotonde e costellate da palazzine alte al massimo cinque piani, linde e impersonal­i. A riscattare Torrino- Mezzocammi­no dall’anonimato è appunto il fatto che le sue strade sono dedicate a fumettisti. La zona di Roma in cui Benito Jacovitti ha trascorso

Sconfinava nel grottesco, nella libertà ideologica. Diceva di sé: « Sono un estremista di centro »

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