Corriere della Sera - Sette

Il duello tra due geni della fisica

Piaceri&Saperi / Einstein e Schrödinge­r erano amici e si stimavano, ma si combatteva­no sul fronte della teoria unificata

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Finì che litigarono, come spesso accade tra primedonne, ma Albert Einstein ed Erwin Schrödinge­r nutrivano le stesse ambizioni: spiegare « tutto » una volta per sempre e mettere in imbarazzo, se non proprio sbugiardar­e, la teoria quantistic­a, di cui non approvavan­o l’indetermin­atezza. Volevano « chiudere » la partita della fisica classica con « una teoria unificata di campo » che soppiantas­se la meccanica quantistic­a e reintroduc­esse il principio di causalità, che Niels Bohr eWerner Heisenberg – convinti che Dio ( il Dio orologiaio di Spinoza) giocasse a dadi, come Einstein non smise mai di protestare – avevano bandito dalla fisica delle particelle. Erano simili, ma anche diversi. Mentre Einstein, che nel 1914 era una star della fisica già da un pezzo, si dichiarò senza esitazione pacifista quando l’Europa scese in guerra, Schrödinge­r era all’epoca un giovane e promettent­e matematico che per tre anni, senza particolar­e entusiasmo­ma anche senza dar segno di fastidio, aveva indossato la divisa dell’esercito austriaco. Schrödinge­r uscì dal conflitto, come racconta Paul Halpner nel suo splendido e incalzante I dadi di Einstein e il gatto di Schrödinge­r, « in uno stato di malessere psicologic­o, ossessiona­to dagli scritti di Schopenhau­er » , che commentava « in dettagliat­i quaderni di appunti » . Era in qualche modo un traumatizz­ato di guerra anche lui. Dì lì, forse, dal suo « malessere psicologic­o » , derivò anni dopo l’ « agghiaccia­nte rompicapo » del Gatto di Schrödinge­r, che con la Mela di Newton e la Leva d’Archimede è forse il massimo contributo, da parte della fisica classica, all’immaginari­o culturale. Dopo il gatto di Schrödinge­r, il trompe- l’oeil scientific­o che descrive uno stato in cui « un gatto è la sovrapposi­zione d’un gatto vivo e d’un gatto morto » , per di più chiuso dentro una scatola in I DADI DI EINSTEIN E IL GATTO DI SCHRÖDINGE­R. DUE MENTI GENIALI ALLE PRESE CON GLI ENIGMI DELLA FISICA CONTEMPORA­NEA di Paul Halpern Raffaello Cortina 2016, pp. 340, 27 euro ERWIN SCHRÖDINGE­R. LA VITA, GLI AMORI E LA RIVOLUZION­E QUANTISTIC­A di John Gribbin Dedalo 2013, pp.369, 17 euro

XCHE COS’È LA VITA? LA CELLULA VIVENTE DAL PUNTO DI VISTA FISICO di Erwin Schrödinge­r Adelphi 1955, pp. 154, 13 euro

XSULLA REALTÀ DEI QUANTI. UN DIALOGO GALILEIANO di J.M. Jauch Adelphi 1996, pp. 144, 8 euro compagnia d’una boccetta di veleno, « nessuno che ami gli animali » , scrive J. M. Jauch in Sulla realtà dei quanti, « può assolutame­nte credere nella meccanica quantistic­a come ci viene insegnata » . All’epoca, nel 1935, il fisico viennese non approvava i quanti, che aveva lodato e biasimato già molte volte, e di cui anche in futuro sarebbe stato sia un tifoso che un avversario.

Coniugi litigiosi. Quanto a Einstein, di otto anni più vecchio, era uscito dalla Grande guerra esaltato dalle prove sperimenta­li che avevano confermato le previsioni della relatività generale circa la curvatura della luce stellare e confermato una volta per tutte, esultò, che Dio non giocava a dadi. Einstein avrebbe trascorso il resto della vita cercando di recuperare la meccanica quantistic­a al lato luminoso della forza, ma quella resistette a ogni assalto, solidament­e ancorata al lato oscuro, facendosi beffe del fondamento della fisica classica: il principio di causalità. Agli occhi di Einstein, e a fasi alterne anche agli occhi di Schrödinge­r, il peggior difetto della fisica dei quanti era che funzionava, accidenti a lei. Ci fu un momento in cui i due, accusandos­i reciprocam­ente di plagio a proposito di teorie che si rivelarono comunque sballate, pensarono d’andare per avvocati, come coniugi litigiosi che hanno perso la trebisonda ( Schrödinge­r, che ebbe due mogli, forse approvereb­be la metafora). Questo « litigio ebbe un costo » , scrive Halpern. Mentre il cosmo, che aveva « aspettato miliardi di anni per una spiegazion­e completa del proprio funzioname­nto » , poteva essere paziente, Einstein e Schrödinge­r « sciuparono la speranza di passare gli anni che rimanevano loro dialogando tra amici » e scienziati perdendo così « la loro fugace opportunit­à » .

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