Sciascia comincia con la “civetta” e le sue foto
Del Corriere La collana dello scrittore siciliano illustrata dall’amico Scianna
Èpermesso, possiamo entrare?”. Sembra di sentirle le voci di quella coppia mentre sta entrando, in piena controra estiva, nel circolo culturale di Bagheria, vicino Palermo, per visitare la mostra di un giovanissimo fotografo. Peccato che il suo autore, in quel pomeriggio di luglio del 1963, non ci sia. Poco male. « Se il mio amico Vincenzo D’Alessandro non lo avesse prima invitato a pranzo e poi a dare un’occhiata ai miei lavori, io e Sciascia forse non ci saremmo mai incontrati nella vita » , ricorda il fotografo Ferdinando Scianna, parlando del grande scrittore siciliano al quale il Corriere della Sera dedica la nuova collana: 25 uscite settimanali – tra romanzi, saggi e articoli di giornale – in edicola a partire da oggi con Il giorno della civetta, a 6,90 euro, escluso il costo del quotidiano e di Sette. « Avevo appeso quelle foto al muro con sacchi di juta, e mi ricordo che c’erano un bel po’ di immagini sulle feste popolari, il mio primo oggetto d’indagine » , racconta Scianna. Quando Vincenzo D’Alessandro confesserà al fotografo ventenne che Sciascia era rimasto colpito dai suoi lavori, Scianna deciderà di raggiungere lo scrittore nella sua Racalmuto. « Sempre per pura casualità, un mese dopo la mostra, in agosto, tornando da Butera, dove avevo scattato alcune foto in occasione di una festa patronale, e averne scattate altre a Palma di Montechiaro, decisi di andare a trovare Sciascia nella sua Racalmuto. O meglio, in una frazione di campagna, a quattro chilometri dal paese » . Fu, in pratica, l’inizio di un pellegrinaggio durato ventisette anni nella “casa di villeggiatura” di quel signore in camicia bianca e mezze maniche, il quale, trovandosi davanti il giovane ospite, gli fa: « Lei è quello delle foto a Bagheria: le ho viste, molto belle. Ecco, dal momento che è stato a Palma di Montechiaro, me le giri pure, così ci do un’occhiata » . L’anno dopo, a Bari, nasce l’idea di un libro di fotografe di Scianna, Feste religiose in Sicilia, con la prefazione di Sciascia. « È stato il mio libro- passaporto a farmi capire che avrei raccontato il mondo che incontravo attraverso la fotografia » , dice il fotoreporter, cercando di parlare di Sciascia in modo misurato, senza gonfiar nulla. Da buon siciliano. Ma, dell’amico che, alcuni dopo, sarà un grande protagonista della vita civile, rivela che « era un po’ era cambiato. Da giovane scrittore siciliano, era diventato una figura di spicco della politica e della letteratura di quegli anni: aveva una sensibilità umana straordinaria. È come se si dovesse caricare dei peccati del mondo » . Dopo l’assassinio di Aldo Moro, Sciascia decise di tornare in Italia. « Viveva a Parigi, da me, ma stava cercando una casa per conto suo; dopo l’uccisione di Moro sentì il dovere di tornare per combattere l’ennesima ingiustizia facendo sentire la sua voce » , spiega Scianna, autore delle fotografie in copertina dei libri della collana del Corriere. Sulla prima uscita, Il giorno della civetta, troviamo una foto scattata a Marsala, in un circolo, simbolo della vita sociale nelle piccole realtà cittadine. « Noi siciliani amiamo tantissimo questi luoghi, i circoli, dove è possibile incontrare uno straordinario allevamento di personaggi, tra aneddoti, storie e malignità: anche a Leonardo piaceva frequentarli, che si trovasse a Racalmuto o a Palermo » , ricorda Scianna ripensando al sorriso malinconico del grande scrittore siciliano, o al « rumore affettuoso col quale mi salutava, chiamandomi semplicemente: Fernà » .