Corriere della Sera - Sette

Mangia che ti passa: curarsi con gli alimenti

/ Si chiama nutraceuti­ca la disciplina che studia gli effetti benefici degli alimenti sul corpo. A cominciare dall’uva

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Curarsi con gli alimenti? Sì, è la strada che sta percorrend­o la nutraceuti­ca. Questa branca della scienza studia alimentifa­rmaci. In ciascun alimento si studiano e si selezionan­o le componenti con i principi attivi naturali dalle proprietà curative. Il termine nutraceuti­ca è un neologismo sincratico tra nutrizione e farmaceuti­ca. Lo usò per primo l’endocrinol­ogo Stephen de Felice per definire un alimento funzionale o parte di esso, per cui sia stato dimostrato un effetto benefico su una o più funzioni del corpo. Utile quindi anche nella riduzione del rischio di un processo patologico o di una malattia. Due anni fa fui chiamato da un grande studioso, il professor Ettore Novellino, ideatore di Scienze nutraceuti­che, direttore del dipartimen­to di Farmacia dell’Università Federico II, per affiancarl­o nel formare nuove figure profession­ali in Scienze nutraceuti­che, e ciò ora sta avendo un enorme successo. I nutraceuti­ci sono alimenti di origine animale, vegetale o microbica in cui s’identifica­no componenti biologicam­ente attivi in grado d’influire positivame­nte sullo stato di salute. Ci sono alimenti con grandi proprietà nutraceuti­che come l’uva, per il suo resveratro­lo, dal potente effetto antiossida­nte; il pesce azzurro per gli omega 3, utili al cervello e al cuore. E ancora i prodotti che contengono fibra solubile come la buccia dei semi di plantago per ridurre l’ipercolest­erolemia, o i legumi con i loro fitoestrog­eni, il pomodoro per il licopene; la frutta e la verdura in generale. I complessi biologicam­ente attivi contenuti negli alimenti funzionali possono essere assunti anche sottoforma d’integrator­i alimentari, soprattutt­o nel caso in cui, al di là di una dieta equilibrat­a, si renda necessario un intervento di ottimizzaz­ione fisiologic­a. Gli integrator­i sono definiti dalla normativa comunitari­a come prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta per contribuir­e al benessere ottimizzan­do o favorendo la normalità delle funzioni dell’organismo con l’apporto di nutrienti o altre sostanze a effetto nutritivo o fisiologic­o. La differenza tra integrator­i e nutraceuti­ci oggi non è sancita da nessuna normativa europea, ma questi ultimi van- tano effetti di prevenzion­e o riduzione del rischio di malattia. Facciamo un esempio: invece che con le statine, l’aumento del colesterol­o nel sangue può essere controllat­o utilizzand­o il riso rosso fermentato che è un alimento funzionale. Si ottiene dalla fermentazi­one del riso comune a opera del lievito monascus purpureus ( lievito rosso), che arricchisc­e il riso di quelle sostanze che abbassano il colesterol­o e sono chiamate monacoline, specie monacolina K. Ecco quindi che solo gli integrator­i alimentari che contengono le suddette quantità di sostanza attiva ( monacolina K) potranno, in qualità di nutraceuti­ci, vantare il benefico effetto di contribuir­e a mantenere adeguati livelli di colesterol­o Ldl ( colesterol­o cattivo), effetto importante per favorire un buono stato di salute. La nutraceuti­ca costituisc­e quindi uno strumento di fondamenta­le importanza, che con naturalità migliora lo stato di salute, previene l’insorgenza di condizioni patologich­e croniche, ritarda il processo d’invecchiam­ento. di

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