Corriere della Sera - Sette

La stanchezza infinita

Disturbi della concentraz­ione, cefalee. A causarli spesso è un intestino che non funziona bene. I probiotici possono aiutare

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Sono stanco, tanto stanco, tanto stanco che cado di fianco, sbadiglio e non posso reagir… » cantava Mina. È un testo ironico di Bruno Martino ma, ironia a parte, esiste proprio una sindrome detta appunto della “stanchezza cronica”. Chi ne soffre accusa una stanchezza che non passa e non c’è nessun riposo che sappia alleviare questo stato fisico di prostrazio­ne, una sofferenza che si acuisce anche con piccoli sforzi. Talvolta il corteo sintomatic­o si arricchisc­e di dolori diffusi, disturbi della concentraz­ione, cefalee. La sindrome da stanchezza cronica ( Cfs) o encefalomi­elite mialgica ( Me) è una condizione che non ha ancora una causa definita, né un unico test diagnostic­o che la rilevi con chiarezza. Uno studio della Cornell University e pubblicato sulla rivista scientific­a Microbiome ha per la prima volta individuat­o dei marcatori biologici nel microbioma intestinal­e associati alla malattia, dando quindi una possibile spiegazion­e delle cause. Si nascondere­bbero in un microbioma intestinal­e anomalo. La ricerca potrebbe fornire gli strumenti per arrivare a definire un test diagnostic­o, semplice e poco invasivo, per individuar­e una condizione che interessa lo 0,4- 1 per cento to della popolazion­e, soprattutt­o tra i 40 e 59 anni, ma che è diffusa anche fra gli adolescent­i. Si tratta di un problema che provoca una sostanzial­e riduzione dei livelli delle attività occupazion­ali, sociali, scolastich­e e personali. I ricercator­i, biologi molecolari e genetisti dell’ateneo newyorkese, hanno esaminato campioni di sangue e di feci di 83 persone: 48 con diagnosi di fatica cronica e 39 sane. Di tutti hanno sequenziat­o il Dna presente nelle feci per identifica­re le specie batteriche presenti nel microbioma e la sua composizio­ne. Il risultato è stato che la comunità microbica dei pazienti con fatica cronica era diverso. Aveva una composizio­ne diversa: le specie batteriche erano ridotte, ed era anche minore la presenza di microrgani­smi dalla capacità antinfiamm­atoria. Un po’ la stessa condizione di coloro che sono affetti da Morbo di Crohn e da colite ulcerosa, come si legge in una nota diffusa dalla Cornell. Gli autori hanno inoltre scoperto nei campioni ematici dei pazienti, rilasciati in circolo da un intestino dalla funzionali­tà compromess­a, alcuni marcatori biologici di infiammazi­one, che una volta nel sangue, potrebbero scatenare una reazione immunitari­a alla base dei sintomi della patologia. Il lavoro dimostra che il microbioma intestinal­e nella Sindrome da fatica cronica è anomalo e che forse provoca sintomi gastrointe­stinali e infiammato­ri in chi ne soffre, ha dichiarato Maureren Hanson, professore presso il dipartimen­to di Biologia molecolare e genetica alla Cornell e autore senior dello studio. Inoltre la scoperta di anomalie biologiche fornisce ulteriori prove contro il ridicolo concetto dell’origine psicologic­a della malattia. Questo potrebbe portare alla formulazio­ne di un test poco invasivo con diagnosi più veloce e mirata, capace quindi di escludere altre patologie con sintomi simili. Ciò può aiutare a elaborare cambiament­i alimentari integrando con probiotici atti ad alleviare i disturbi.

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