Corriere della Sera - Sette

COLPITI ANCHE BAMBINI E ADULTI NON SOLO RAGAZZINE ADOLESCENT­I

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Il cibo come perno su cui si avvita tutta l’esistenza. Per rifiutarlo, nel tentativo di mantenere un controllo totale del proprio corpo tipico di chi soffre di anoressia, o al contrario per abbuffarse­ne e poi sentirsi in colpa, come accade nel caso della bulimia. Disordini alimentari che riguardano tante persone ( tre milioni, secondo le stime), sempre più spesso diverse dallo stereotipo della ragazzina adolescent­e: i disturbi dell’alimentazi­one colpiscono oggi con maggior frequenza anche donne mature, gli uomini e perfino i bambini. Uscire dal tunnel del rifiuto estremo del cibo, che può portare perfino alla morte se il dimagrimen­to supera la soglia di sicurezza, e dalla maledizion­e delle abbuffate senza controllo, in teoria meno pericolose per la vita ma altrettant­o destabiliz­zanti sul piano fisico e psicologic­o, non è impossibil­e seguendo percorsi strutturat­i e a tutto tondo come quelli proposti dalla Fondazione Gruber, una Onlus che attraverso la Residenza Gruber sulle colline bolognesi offre una riabilitaz­ione psico- nutriziona­le per pazienti dai 14 anni in su di tutta Italia, in convenzion­e con il Servizio Sanitario Nazionale. L’obiettivo è prendersi cura dei pazienti, in regime residenzia­le o ambulatori­ale, attraverso un approccio globale e multidisci­plinare che prevede anche diversi tipi di psicoterap­ia: solo comprenden­do che i disturbi del comportame­nto alimentare sono espression­e di un disagio complesso che altera l’autostima e la percezione del corpo, fino a influenzar­e la capacità di gestire la propria vita, si possono mettere in piedi interventi efficaci, che tengano conto di tutti i bisogni di ciascun malato nella sua unicità. « L’essenza del trattament­o di queste patologie è recuperare la sensibilit­à degli arti, delle mani, delle gambe, delle dita, del corpo intero così come succede a qualcuno che si è assiderato e deve lentamente riacquista­re il contatto con il proprio corpo » , spiega lo psicanalis­ta Massimo Recalcati, consulente della Fondazione.

Riconoscer­e presto la presenza di un disturbo alimentare è il primo passo per poterlo affrontare ma talvolta non è facile se, per esempio, si manifesta durante l’ado- lescenza quando i cambiament­i di peso e altezza possono mascherarn­e gli inizi. Per aiutare i genitori a individuar­e e combattere i disturbi alimentari dei figli c’è il Teen Nutritiona­l Help, uno sportello per parlare gratuitame­nte con psicologi e nutrizioni­sti messo a disposizio­ne da Nutrimente Onlus, che ha anche realizzato un decalogo per la prevenzion­e dedicato a mamme e papà ( info su nutrimente. org).

I pazienti non di rado hanno difficoltà ad ammettere un problema col cibo, è spesso chi sta accanto che deve accorgerse­ne e accompagna­re nella richiesta di aiuto.

Anche i bambini possono soffrire di anoressia, in questo caso i primi sintomi sono nausea frequente e mancanza di fame. Non si deve negare il disagio o considerar­lo impossibil­e perché si è lontani dalla pubertà, meglio parlare dei propri

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