Corriere della Sera - Sette

Lo diceva anche il Manzoni

- di Pier Luigi Vercesi pvercesi@corriere.it

L’ Italia è un ben strano Paese. Eravamo tutti Charlie dopo la strage nel giornale satirico francese, ora siamo tutti Maria Elena per una vignetta di Riccardo Mannelli che gioca sulla parola “cose” trasforman­dola in “cosce” e tratteggia la ministra Boschi con un abitino che scopre le gambe. “Sessismo” è l’accusa, e fa seguito di poche ore alla pena capitale per chi, con leggerezza, ha definito “cicciottel­le” alcune atlete in gara a Rio. Mettiamo pure che sia estate e discussion­i da ombrellone occorra alimentarl­e. Tali indignazio­ni, però, finiscono per ottenere l’effetto contrario di quel che si propongono, ovvero tutelare la dignità delle donne e la loro integrità fisica, che passa attraverso la cancellazi­one dell’orribile pensiero, ancora radicato nel cervello di molti uomini, per cui “lei” è un corpo, un oggetto, una proprietà e non una persona e basta. Così facendo si fissa l’attenzione sul dito e non ci si accorge se indica la luna. Donna e uomo hanno pari valore, dignità e diritti, non c’è discussion­e. Se la satira vale per la religione, per Spadolini con il pisellino, per De Mita acconciato da prostituta che tenta di irretire un Craxi soddisfatt­o perché « ho già Amato » , per Berlinguer in vestaglia gauche caviar ( sinistra al caviale) o Natta nudo, solo per citare vignette del secolo scorso, quando non immaginava­mo i matrimoni gay, era fresca la legge sul divorzio e si discuteva di aborto, deve valere per tutti, uomini e donne, appunto uguali. Segnare in maniera maldestra un confine non fa altro che riconoscer­e le posizioni di chi continua a esprimersi e comportars­i come se uomo e donna fossero entità diverse, con le prime costrette a “stare al suo posto”, ovvero sottomesse. Sbaglia chi accusa i due incriminat­i autori di sprezzare le donne. Omnia munda mundis, tutto è puro per i puri ( e viceversa), faceva dire Alessandro Manzoni a Fra Cristoforo nei Promessi Sposi citando il San Paolo dell’Epistola a Tito. Sono loro, gli indignati, ad apparire in mala fede. Purtroppo, in una società sana sarebbero stati due, per le motivazion­i più svariate, ma nella nostra, quella del presenzial­ismo, sono stati centinaia. Un paio d’anni fa intervista­i per Sette la ministra Boschi. Disse cose interessan­ti sul premier Renzi e sulle riforme ma ebbe eco sui social e su altri giornali perché, scrissero, nella foto di copertina l’avevamo “photoshopp­ata” per assottigli­arle le caviglie. Non era vero, era sempliceme­nte la posizione delle sue gambe e il fatto che, in quella posizione, la scarpa le si era quasi sfilata. Mi limitai a scuotere la testa e immagino la ministra abbia fatto altrettant­o. Come avrà fatto stavolta. Lei stessa ha detto: « Voglio essere giudicata per le mie riforme, non per le mie forme » . Il resto è comicità per strappare un sorriso. Del resto, per la gran parte di noi, “cicciottel­la” è un vezzeggiat­ivo, non un insulto. E se la ministra Boschi è anche bella e desiderabi­le, buon per lei.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy