Lo diceva anche il Manzoni
L’ Italia è un ben strano Paese. Eravamo tutti Charlie dopo la strage nel giornale satirico francese, ora siamo tutti Maria Elena per una vignetta di Riccardo Mannelli che gioca sulla parola “cose” trasformandola in “cosce” e tratteggia la ministra Boschi con un abitino che scopre le gambe. “Sessismo” è l’accusa, e fa seguito di poche ore alla pena capitale per chi, con leggerezza, ha definito “cicciottelle” alcune atlete in gara a Rio. Mettiamo pure che sia estate e discussioni da ombrellone occorra alimentarle. Tali indignazioni, però, finiscono per ottenere l’effetto contrario di quel che si propongono, ovvero tutelare la dignità delle donne e la loro integrità fisica, che passa attraverso la cancellazione dell’orribile pensiero, ancora radicato nel cervello di molti uomini, per cui “lei” è un corpo, un oggetto, una proprietà e non una persona e basta. Così facendo si fissa l’attenzione sul dito e non ci si accorge se indica la luna. Donna e uomo hanno pari valore, dignità e diritti, non c’è discussione. Se la satira vale per la religione, per Spadolini con il pisellino, per De Mita acconciato da prostituta che tenta di irretire un Craxi soddisfatto perché « ho già Amato » , per Berlinguer in vestaglia gauche caviar ( sinistra al caviale) o Natta nudo, solo per citare vignette del secolo scorso, quando non immaginavamo i matrimoni gay, era fresca la legge sul divorzio e si discuteva di aborto, deve valere per tutti, uomini e donne, appunto uguali. Segnare in maniera maldestra un confine non fa altro che riconoscere le posizioni di chi continua a esprimersi e comportarsi come se uomo e donna fossero entità diverse, con le prime costrette a “stare al suo posto”, ovvero sottomesse. Sbaglia chi accusa i due incriminati autori di sprezzare le donne. Omnia munda mundis, tutto è puro per i puri ( e viceversa), faceva dire Alessandro Manzoni a Fra Cristoforo nei Promessi Sposi citando il San Paolo dell’Epistola a Tito. Sono loro, gli indignati, ad apparire in mala fede. Purtroppo, in una società sana sarebbero stati due, per le motivazioni più svariate, ma nella nostra, quella del presenzialismo, sono stati centinaia. Un paio d’anni fa intervistai per Sette la ministra Boschi. Disse cose interessanti sul premier Renzi e sulle riforme ma ebbe eco sui social e su altri giornali perché, scrissero, nella foto di copertina l’avevamo “photoshoppata” per assottigliarle le caviglie. Non era vero, era semplicemente la posizione delle sue gambe e il fatto che, in quella posizione, la scarpa le si era quasi sfilata. Mi limitai a scuotere la testa e immagino la ministra abbia fatto altrettanto. Come avrà fatto stavolta. Lei stessa ha detto: « Voglio essere giudicata per le mie riforme, non per le mie forme » . Il resto è comicità per strappare un sorriso. Del resto, per la gran parte di noi, “cicciottella” è un vezzeggiativo, non un insulto. E se la ministra Boschi è anche bella e desiderabile, buon per lei.