Giornalisti di peso? No, grazie
/ La tv di Stato egiziana, sospendendo otto conduttrici rotondette, ricorda la scelta opposta del Duce che non voleva donne troppo magre sui giornali
Una sventagliata di donne grissino. Le più magre, le più asciutte, le più affilate, le più scheletriche, le più secche su piazza. Donne al cui confronto Kate Moss avrebbe l’aria di una bionda rotondetta. Il grande Leo Longanesi ( grande a prescindere dalla statura sulla quale lui stesso ironizzava: « Sono un carciofino sott’odio » ) , liquiderebbe così l’iniziativa offensiva ma più ancora stupidissima della Egyptian Radio and Television Union di sospendere otto giornaliste colpevoli di essere un po’ sovrappeso. Iniziativa spiegata con la scusa risibile di « aver agito nell’interesse dei propri utenti » e con la rassicurazione che per evitare il licenziamento sarà sufficiente che « dimagriscano e raggiungano un aspetto appropriato » . Quando il fascismo emanò una direttiva opposta, e cioè la velina del Minculpop che, per far passare l’idea che l’Italia se la cavava benissimo a dispetto delle sanzioni, sentenziava come intollerabile « che, specialmente i giornali di moda, pubblichino fotografie di donne magrissime » , il grande giornalista fece il contrario. Cominciando a pubblicare foto di donne abbondanti. Molto abbondanti. Così esageratamente abbondanti da suonare come una presa in giro delle direttive. Quanto sia insulsa quella direttiva della tivù egiziana, non altrettanto attenta agli interessi dei propri utenti nella pratica giornalistica quotidiana al servizio delle notizie ( si pensi ai silenzi sul caso di Giulio Regeni e di centinaia di altri desaparecidos transitati nelle carceri del regime) lo dimostrano le storie di tante giornaliste straordinarie e non proprio affusolate. Come l’italo- americana Amy Bernardy, figlia del console Usa a Firenze L’aspetto fisico non può essere mischiato a preparazione e professionalità come criterio di valutazione dei giornalisti televisivi. e autrice di formidabili reportage come quelli sui nostri emigrati negli Stati Uniti. O Matilde Serao, la prima italiana a fondare e dirigere un giornale, cronista formidabile di penna sensibilissima e donna di grande fascino ( « ha tanti difetti che mi fanno andare in bestia e tante felici facoltà dell’animo e dello spirito che mi danno un diletto infinito » , scrisse il marito Edoardo Scarfoglio) nonostante fosse giunonica dalla più tenera età: « Ero una bambina grassa grassa, con i capelli castani ruvidi e folti… » . Diranno gli ottusi responsabili della Egyptian Radio and Television Union: « Ma quelle scrivevano, non le vedeva nessuno, non andavano in diretta tivù! » Cretinate. La giornalista e diva televisiva più importante, più temuta, più pagata, più coccolata, e più potente del mondo è senza alcun dubbio l’americana Oprah Winfrey. Che con il suo The Oprah Winfrey Show e tante altre attività parallele è arrivata a guadagnare fino a 300 milioni di dollari l’anno impegnando un sacco di soldi in varie attività benefiche come ad esempio la « Oprah Winfrey Leadership Academy for Girls » per bambine e ragazze povere in Sudafrica. Eppure, per quei cervelloni del Cairo, sarebbe sovrappeso: le consigliano forse di mettersi a dieta?
RISPETTO DELLE PERSONE. « La donna grassa è a volte un capriccio affascinante » , ha scritto Charles Baudelaire. E c’è chi come Umberto Morucchio ha scritto addirittura un Elogio della donna grassa. Ma non è questo il punto. Il punto è la confusione tra l’aspetto fisico e la professionalità. Una confusione assurda. Nessuno ha mai chiesto a Bruno Vespa di togliersi i nei, a Giovanni Floris di diventare uno spilungone, a Enrico Mentana di stirarsi i capelli abolendo i riccioli o a Milena Gabanelli di metter su un paio di etti. Perché tutti scoppierebbero in una risata di scherno: non è lì che si riconosce il giornalista bravo e quello scarso, l’indipendente e il leccapiedi. E poi, al centro di tutto, deve esserci comunque il rispetto per le persone. Rileggiamo quanto scrisse anni fa Giuliano Ferrara, che pure ha cercato sempre di sdrammatizzare la sua stazza fino a firmare gli articoli con un elefantino: « L’obesità pesa, anche sulle persone spiritualmente leggere, fanciullesche, innocenti… » . Vale la pena di ricordarselo.