Corriere della Sera - Sette

Apologia di femminicid­io

/ Fa discutere il caso di un videoclip dove si simula la violenza sulle donne

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È lecito lanciare un videoclip, dove si simula la violenza sulle donne, la tortura e il femminicid­io? Il Messico discute il caso di Gerardo Ortiz il polemico cantante che si è salvato dalla galera soltanto grazie al pagamento di una cauzione. Ma in compenso ha avuto una pubblicità gratuita che mai si sarebbe sognato. Il caso ha avuto inizio qualche mese fa, quando su YouTube e altre piattaform­e ha iniziato a circolare il video della canzone

cioè La musica è di genere melodico, il contenuto è un triste inno all’amore perduto, ma il video è un’altra cosa. In due minuti e mezzo, la coppia prima si ama tra baci e carezze sotto la doccia, poi comincia il dramma, lui scopre il tradimento di lei, la tortura, la uccide con un colpo di pistola tra gli occhi, ne chiude il corpo nel bagagliaio di un auto. Infine mentre si accende una sigaretta, dà fuoco alla macchina e se ne va. E non è tutto. Il video è stato girato nella tenuta di un personaggi­o legato a un cartello della droga nello Stato di Jalisco, che era stata usata come bisca clandestin­a e nella quale c’era stata una sparatoria due anni fa. A luglio per Gerardo Ortiz sono cominciati i guai. Un giudice ne ha chiesto l’arresto e il cantante, fermato dalla polizia in un aeroporto, ha passato una notte in cella prima di pagare una piccola cauzione e rispondere in libertà del reato di apologia di una serie non piccola di delitti. Ortiz si è difeso, sostenendo che si trattava di una finzione, “nessuno è stato maltrattat­o, né ferito o ucciso”. Poi ha cercato di girare la cosa a suo favore, affermando che era un bene che “le organizzaz­ioni per i diritti delle donne abbiano approfitta­to della vicenda per diffondere i loro messaggi”. Infine si è arreso e ha chiesto scusa. Resta il fatto che la popolarità di Ortiz, che ha doppio passaporto ed è conosciuto anche negli Stati Uniti, è andata alle stelle dopo l’episodio. Dopo aver generato 30 milioni di contatti su YouTube, prima di essere ritirata, la polemica canzone è entrata nelle top 10 di Latin Airplay, servizio di streaming della rivista

Il dibattito va avanti da settimane. «La sfida che dobbiamo affrontare è enorme, perché sembra che la violenza sia diventata culturale. Ogni volta ci sorpende meno, sta diventando normale», ha sostenuto Paty de Obeso, responsabi­le per una Ong che studia il tema in Messico. «ll problema è che si autogenera. La normalizza­zione della violenza agli occhi del pubblico va fermata».

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