Il pericolo della tecnologia è in chi la usa
/ Computer, cellulare, tv e relativo sapere rappresentano un impareggiabile avanzamento. Ma, come dice Ceronetti, guai a rinunciare al controllo su di loro
el libro Tragico tascabile, Guido Ceronetti racconta la sua avventura con il telefono cellulare: « L’esperienza che ne ho, l’apparecchio che ho comprato, con l’aiuto di un amico, è dei più semplici, i giovani lo disprezzerebbero, e devo dire che un simile labirinto non avrei potuto, standone fuori, immaginarlo. Quando, manovrando o più spesso inaspettatamente, leggo “Spegni” mi sento come Jean Valjean che trova finalmente l’uscita dopo la sua famosa traversata nell’umbra mortis delle fogne » . Com’era facile immaginare, Ceronetti non ha un buon rapporto con la tecnologia, ma guai a etichettarlo come apocalittico. Occuparsi di nuove tecnologie e sottovalutare o respingere con fastidio le ragioni di chi è contrario è sciocca presunzione. Spesso, ogni giorno, dalla cieca fiducia nella tecnologia che ci siamo costruiti con il web passiamo al dubbio profondo sull’effettiva utilità di tante conquiste. Per esempio, la “convergenza mediale” è un fenomeno di cui facciamo esperienza tutti i giorni, proprio perché i media
Nsaturano la nostra esperienza di vita quotidiana, anche se non ce ne rendiamo pienamente conto. Nella nostra percezione, fino a qualche anno fa, ogni mezzo era utile a soddisfare una precisa funzione: la televisione serviva a vedere, la radio a sentire, il telefono a parlare e così via. Poi le cose hanno iniziato a cambiare, sotto la spinta di un fenomeno che è in primo luogo tecnologico, quello della digitalizzazione dei media, che ha fatto sì che i diversi contenuti ( i programmi tv, le canzoni, i film, i videogiochi, persino i libri) potessero viaggiare con più facilità attraverso diverse piattaforme e media. A seguito di questo primo “impulso tecnologico”, sono cambiati i modi di produrre contenuti mediali, i modi di distribuirli e, di conseguenza, anche il modo di consumarli da parte degli utenti.
CAMBIO CULTURALE Il cambiamento in corso riguarda non solo la tecnologia, ma anche la “cultura” nel senso più ampio e antropologico della parola: un patrimonio di conoscenze, di nuove convenzioni sociali e di inedite espressioni di socialità. Perciò non si tratta solo di un Guido Ceronetti nel libro
racconta la sua avventura con il telefono cellulare.
fenomeno tecnologico, ma la transizione in corso va osservata da un punto di vista più culturale. Il computer, il cellulare, la televisione, con tutto il corollario di social network e di sapere prêt-à-porter, rappresentano un sistema impareggiabile di avanzamento. Ma il pericolo non sta dentro questi strumenti: sta tutto in chi li usa. Ancora Ceronetti: « Un nano che si sazia, sentenzia Baltasar Gracián, ha fame da gigante. Il cellulare è una pulce che ha uno stomaco da elefante. Lo smartphone è un baratro senza fondo in cui l’Utente ( l’essere, l’anima umana), una volta catturato, precipita senza fine » . Magari non è così, ma guai a rinunciare a un momento di ripensamento, alla capacità critica, a un vero controllo su questi stessi strumenti.