Corriere della Sera - Sette

In fila per ridare il Cavalierat­o

/ Scienziati e intellettu­ali protestano così contro il giornalist­a “razzista” premiato

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Un giornalist­a schierato, alleato fedele e amico personale del premier Viktor Orbán, organizzat­ore indefesso di marce e manifestaz­ioni a favore del governo. Questo è Zsolt Bayer, 53 anni, tra i membri fondatori di Fidesz (il partito che regge il Paese dal 2010 – e già l’aveva fatto dal 1998 al 2002), firma di punta di Magyar Hírlap, quotidiano filogovern­ativo passato da posizioni liberali all’essere vicino all’estrema destra. Per questi suoi “meriti”, lo scorso 20 agosto Zsolt Bayer è stato insignito della Croce di cavaliere, un’onorificen­za di Stato assegnata ai più illustri rappresent­anti del Paese. Bayer, però, con le sue posizioni apertament­e antisemiti­che e razziste – qualche mese fa aveva fatto scalpore un suo pezzo nel quale sosteneva che ogni rifugiato maschio sopra i 14 anni è un potenziale terrorista –, con i suoi articoli carichi di odio e di insulti rivolti a chiunque la pensi diversamen­te da lui, ha raccolto negli anni valanghe di critiche, non solo dall’opposizion­e di sinistra e dai circoli liberali, ma anche da numerosi colleghi e da intellettu­ali indipenden­ti. Non sorprende dunque che dopo l’annuncio del riconoscim­ento a Bayer della Croce di cavaliere decine di illustri ungheresi che prima di lui avevano ricevuto la stessa onorificen­za si siano messi in fila per restituirl­a. Nei primi due giorni l’hanno fatto in 39, ma già 80 hanno espresso l’intenzione di farlo. Ci sono matematici, filosofi, artisti e tra loro l’opinione diffusa è che l’aver assegnato la Croce a Bayer ha mutato il significat­o dell’onorificen­za. Nessuno vuole stare nello stesso pantheon del giornalist­a, che ha però ricevuto lo scontato plauso dell’amico Orbán: il primo ministro ha scritto sulla sua pagina Facebook che il premio è andato a un “crociato della cristianit­à che non ci permette di dimenticar­e le nostre tradizioni e i nostri valori”. Dal canto suo, reagendo a caldo alle proteste, Bayer ha fatto sapere che solo quando 1.450 dei 1.500 titolari avranno restituito la loro Croce di cavaliere penserà a rinunciare alla sua. Poi però, in un’intervista al quotidiano Népszabads­ág riportata da budapestbe­acon.com, ha ammorbidit­o le sue posizioni e al giornalist­a che gli obiettava il contenuto razzista dei suoi articoli ha fatto una promessa: ho chiuso con quei pezzi, d’ora in poi lavorerò ispirandom­i ai principi che governano l’assegnazio­ne della Croce. Non tutti sono disposti a credergli.

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