Micaela De Medici
Di ricercatori siciliani studia l’intera
La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo » , scriveva Guy de Maupassant nel 1885 nel suo Viaggio in Sicilia. Difficile stabilire con precisione quando e come gli agrumi siano arrivati sull’isola. Un mosaico nella villa del Casale di Piazza Armerina testimonia la presenza di cedri e limoni in Sicilia già nel periodo tardo- imperiale romano. Quel che è certo è che, da secoli, il profumo delle zagare è inscindibilmente legato a questa terra inondata di sole. Nessuna meraviglia quindi che proprio qui si trovi un’eccellenza della ricerca italiana nel campo degli agrumi. Il CREA- Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura e le Colture Mediterranee di Acireale ( CREA- ACM) è una delle strutture scientifiche di ricerca e sperimentazione che fanno parte del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria ( CREA), il principale Ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare ( www. crea. gov. it). Il centro di ricerca – che conta all’incirca 60 persone tra ricercatori, collaboratori e operatori tecnici e amministrativi – è diretto da Paolo Rapisarda e si occupa di innovazione e di trasferimento tecnologico in cinque diverse aree, ciascuna gestita non vengono valorizzati è un colpo al cuore. In questo, come in altri comparti della nostra agricoltura (ad esempio, il settore cerealicolo) sembra quasi che il prodotto sia diventato una commodity, al pari di un blocco di fogli A4 per la fotocopiatrice. Quando entriamo in un bar e chiediamo una spremuta non ci chiediamo e nessuno ci dice la provenienza delle arance, le loro caratteristiche e il loro valore. Per questo motivo centri che svolgono ricerca finalizzata alla innovazione e al miglioramento delle produzioni agroalimentari sono fondamentali ma non sufficienti; sono un tassello di un quadro che purtroppo non è ancora completo, un puzzle che richiede un maggiore