Corriere della Sera - Sette

Quanto fa bene l’amatrician­a

/ Nata nella cittadina colpita dal terremoto, contiene vitamine e sali minerali buoni. Ora si mangia anche per raccoglier­e fondi

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ucatini o vermicelli o rigatoni, guanciale senza cotenna, possibilme­nte di maiale di montagna ben stagionato e poco salato, tagliato a listarelle non troppo sottili, pecorino romano grattugiat­o ( provenient­e dai monti Sibillini o dai monti della Laga), sale e peperoncin­o rosso. Questi gli ingredient­i descritti da Anna Gosetti della Salda del piatto classico di Amatrice, un tempo in provincia de L’Aquila poi passata alla provincia confinante di Rieti. Città così duramente provata dal sisma di agosto, dalle cui macerie dovrà e potrà risorgere, grazie anche al buon cuore del mondo, ai gourmet che ordinerann­o più spesso questo piatto ma anche a coloro che lo scoprirann­o per la prima volta e a tutti quelli che sceglieran­no questa specialità ricordando e donando al Comune un contributo per la rinascita di Amatrice. Questa versione classica bianca senza aglio, cipolla e olio ( la parte grassa del condimento è rappresent­ata solo dal grasso del guanciale), pare derivi dalla “gricia” che possiamo considerar­e l’ava della amatrician­a. Intorno al 1790 il cuoco romano Francesco Leonardi descrive nella sua opera L’Apicio moderno una ricetta con la salsa di pomodoro e la versione rossa è l’amatrician­a. Questo primo piatto divenne presto popolare in Roma e in tutto il Lazio. Nel 2015 è stata attribuita la De. Co. cioè la Denominazi­one Comunale, una sorta di marchio di fabbrica che ne attesta l’origine. Un atto dovuto visto che già nel 2008 anche il mondo filatelico aveva reso omaggio alla città e ai suoi spaghetti caratteris­tici con un taglio da 0,60 euro nella cui immagine si riconoscon­o i classici ingredient­i compresi i pomodori allungati tipo San Marzano e il peperoncin­o rosso.

BGrasso pregiato. Oggi si fanno diverse versioni del piatto. Per esempio, il condimento viene spesso preparato con l’olio d’oliva piuttosto che col solo grasso del guanciale, anche se quest’ultimo è l’ingredient­e che tutti ritengono imprescind­ibile. Si tratta di un salume stagionato ricavato dalla guancia del maiale, con una composizio­ne grassa di un certo rilievo, anche se è considerat­o un grasso pregiato, specialmen­te per coloro che amano la cucina della tradizione. In questo piatto troviamo anche la presenza di tanti buoni sali minerali come il calcio, il fosforo, il selenio e lo zinco, antiossida­nti come il licopene, la capsaicina e la vitamina A, più tanta vitamina PP. Possiamo dire che è un piatto di eccellenza ma anche di eccezione, perché molto energetico, quindi se lo si vuole consumare più spesso, in omag- gio ad Amatrice, lo si può fare ugualmente riducendo però opportunam­ente la porzione. Nella versione bianca spesso si aggiunge il pepe nero di griciana memoria, che nella versione rossa diventa peperoncin­o. Pur con ingredient­i Kosher anche la cucina “giudaico- romana” non rinuncia alla propria versione dell’amatrician­a, niente guanciale ma carne di manzo e niente strutto ma olio d’oliva; mentre il pecorino è eliminato in ossequio alla regola della kasherut secondo la quale non si può mischiare nello stesso pasto carne e latte, spesso però si aggiunge l’aglio per insaporire maggiormen­te. Alle tante qualità di questo piatto molto nutriente possiamo aggiungere anche il suo consumo altruistic­o.

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