Un’Aida poco trionfale. E molto intimista
L’edicola del Corriere L’edizione 2015 della Scala (in HD) apre la serie sui grandi teatri
a prima regola per un calciatore professionista potrebbe essere quella di infischiarsene del pubblico, pronto a sbeffeggiarlo ad ogni minimo passaggio sbagliato. Cosa dicono, infatti, i maggiori allenatori del mondo? “Entrate in campo concentrati e pensate soltanto a giocare a pallone”. Chissà se la stessa buona regola potrebbe valere anche per i cantanti lirici, non appena calcano le scene di un teatro- tempio dell’Opera? « Sono trent’anni che canto, ma ogni volta che si alza il sipario, mi auguro che vada tutto bene e che la voce non mi abbandoni » , risponde Carlo Colombara, bolognese, basso verdiano per eccellenza, potente e delicato al tempo stesso. « Se penso invece alla sicurezza e alla spavalderia del mio debutto alla Scala, a soli 24 anni, nei Vespri Siciliani, diretto da Riccardo Muti, mi vengono ancora i brividi: mi sentivo sicuro, come se quel tempio della lirica fosse stato da sempre la mia casa » . E un po’ è vero. Perché Colombara, del teatro lirico milanese è un habitué. Prossimamente sarà in scena nell’Anna Bolena di Donizetti e nella Bohème di Puccini. Nel febbraio del 2015 c’era ancora lui su quel palco, nella parte del Re, in occasione dell’Aida, portata in scena da Peter Stein e diretta da Zubin Mehta. Ed è proprio quell’allestimento del capolavoro di Verdi ad aprire la nuova serie del Corriere della Sera, “L’Opera dai grandi teatri del mondo”, dallo scorso 6 settembre in edicola al prezzo di 10,90 euro, escluso il costo del quotidiano. Un giro del mondo attraverso i maggiori teatri dell’opera, realizzato in collaborazione con Classica HD, e a cura di Enrico Girardi. L’Aida è l’opera per eccellenza, magniloquente e vistosa. Ed è quasi impossibile non pensare agli allestimenti sfarzosi di Zeffirelli. Invece qui, ad apertura della cavalcata operistica in compagnia dei dvd del Corriere, è stata scelta, e non a caso, una versione più intimista per descrivere le passioni di Aida, Amneris, Amfis e Amonasro. « E’ un’Aida meno oleografica e più asciutta: ne conservo un grandissimo ricordo, anche perché c’è stato un grande rispetto della drammaturgia musicale da parte del regista Peter Stein: cosa rarissima negli allestimenti degli ultimi anni » , ricorda Colombara, il quale è comunque avvezzo alle più svariate interpretazioni registiche. « Ho cantato in un’Aida allestita da Bob Wilson, e credetemi: la versione di Stein è molto più rigorosa e rispettosa di quella algida del
Lregista statunitense » , spiega il basso, innamoratosi del mondo della Lirica a soli nove anni. « Ero al Comunale di Bologna, con i miei genitori, per assistere alla Carmen: un tripudio di suoni e colori, sono cose che non si dimenticano. La mia passione per questo mestiere credo sia nata proprio quella sera » . La Carmen di Bizet è naturalmente presente ne “L’Opera dai grandi teatri del mondo”. Nel terzo dvd della serie, infatti, potremo assistere alla Carmen portata in scena due anni fa da Zeffirelli all’Arena di Verona. Posto magico e altrettanto insidioso. « Nell’Arena ho cantato tutto il repertorio verdiano. È un palcoscenico impegnativo, ci vuole un gran fisico, anche nel sopportare le prove sotto un gran caldo. Ma l’acustica è perfetta, e l’orchestra non copre mai le voci » , spiega Colombara, vero e proprio globetrotter dei teatri d’opera. Li ha girati quasi tutti. Compreso il Metropolitan di New York, protagonista della prossima uscita della collana, con Madama Butterfly, regia di Anthony Minghella e direzione di Patrick Summers. Conclude il basso: « Cantare al Met è come partecipare ad una grande festa, durante la quale la cosa più importante è divertirsi, ascoltando voci potenti e di effetto » . That’s America! E lo spettacolo è assicurato.