Corriere della Sera - Sette

Guardiamo la luna della globalizza­zione

/ Invece di osservare il “dito” dei populismi, leggiamo i fenomeni che li causano. Non ci vuole molto a capire che cosa sia cambiato. Soprattutt­o in Occidente

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Caro Beppe, leggiamo ogni giorno articoli/appelli/messaggi scandalizz­ati sui nuovi populismi, sui partiti xenofobi europei, su Donald Trump negli Usa etc. Sembra di riandare alla storiella dello stolto che guarda il dito e non la luna. Si criticano questi istinti e questi movimenti, denigrando­li. Ma si ignorano o si sminuiscon­o le cause scatenanti. Non credi che, a monte, ci sia stata un’enorme sottovalut­azione dei problemi che hanno creato questi fenomeni? Bisogna prendere di petto queste proteste; o almeno dare la sensazione ai popoli che c’è un’idea nuova di società in Europa. Secondo te è tardi per cominciare a guardare la luna, finalmente?

Riccardo Vinciguerr­a riccardovi­nciguerra@ me.com

La luna è sempre lì: basta alzare il naso. Mettiamola così. Dal G20 in Cina a Cernobbio, fino al bar sull’angolo: tutti ormai hanno capito che, della globalizza­zione, hanno beneficiat­o solo alcuni ( al bar all’angolo l’hanno capito prima). Per completezz­a di informazio­ne, dobbiamo aggiungere: il sistema di produzione e scambi attuale ha tolto dalla povertà, negli ultimi anni, settecento milioni di cinesi ( il doppio della popolazion­e Usa) e aiutato altri Paesi, in Asia, in Sudamerica, nella stessa Europa ( pensa all’Estonia). Il mal di pancia, oggi, è soprattutt­o dell’Occidente, che era abituato bene. Al Festivalet­teratura di Mantova ho presentato Alec Ross, consiglier­e di Hillary Clinton, autore di Il nostro futuro. Sostiene che la prossima ondata basata su robotica, genetica, denaro virtuale, masse di dati - avrà un impatto enorme sulla classe media europea e americana. Diciamolo: sta già accadendo. Altrimenti non si spiegano la sorpresa Brexit, la tenuta del Movimento 5 Stelle, l’ascesa della destra tedesca e il successo dell’imprensent­abile Donald Trump.

Il vero senso del canone

Caro Beppe, domanda schietta e diretta su un argomento attualissi­mo: tu paghi il canone Rai? Pensi sia giusto pagarlo?

Roberto Drago robydrago7­8@gmail.com L’ho sempre pagato, penso sia giusto pagarlo. Ma la Rai deve spendere meglio i nostri soldi ( un esempio: è assurdo mantenere un esercito di dirigenti inutilizza­ti, come ha ricordato il battaglier­o Roberto Perotti nel suo nuovo libro “Status Quo”). E rinunciare presto alla pubblicità, ora che il canone è in bolletta e le entrate sono certe e abbondanti.

Il business del cacciavite

Caro Bsev, da qualche anno affitto la casa di mamma a studenti e studentess­e che scelgono di continuare gli studi con un corso post-laurea. Spesso questi ragazzi hanno alle spalle anche qualche esperienza di lavoro. Gente in gamba, ben posizionat­a, che mostra impegno. Però ahimè non sono in grado di condurre una casa. Leggasi disordine ovunque, pile di piatti nel lavandino, filtro della lavastovig­lie intasato. Non sanno fare il bucato, neppure serrare una vite con un cacciavite. Domanda: a cosa serve studiare tanto se, a casa, non sai attaccarti un bottone e ti perdi, è il caso di dirlo, in un bicchiere d’acqua?

Piero Mauri piero.mauri48@gmail.com

Prima o poi qualcuno di quegli studenti capirà che sistemare le case, aggiustare gli elettrodom­estici, offrire un servizio lavan- deria e saper usare un cacciavite non è solo utile: può diventare un ottimo business. Scommettia­mo?

Contro la corruzione siamo lenti

Gentile Severgnini, fatti ripetuti e inconfutab­ili (da ultimo l’emergere della cattiva costruzion­e nelle zone terremotat­e) dimostrano che la nostra società è piena di disonesti. Finché sarà così, è impossibil­e invertire la rotta. Se lei, nelle prossime puntate di “L’erba dei vicini” (Rai 3), ponesse in gara l’Italia e altri Paesi europei sulla corruzione, vinceremmo quasi sempre. Purtroppo.

Giovanni Cama cama.g@alice.it

Siamo una nazione di complici affettuosi, e chi arriva al potere – nel piccolo comune o al governo nazionale – lo capisce al volo, e si regola di conseguenz­a. Come interrompe­re questo secolare andazzo? Non con le prediche, ma con sanzioni rapide, proporzion­ate, certe. Il problema, qual è? In Italia le sanzioni esistono. Ma sono penosament­e lente, inutilment­e spaventose e sempre incerte. ( P. S. “L’erba dei vicini” non tornerà. È diventata fieno: buono per qualche ruminante televisivo, che ringrazio).

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