Corriere della Sera - Sette

Ai domiciliar­i è (buona) norma andare senza scorta

/ La vicenda del dj spagnolo scomparso quando doveva recarsi in clinica ci lascia la consapevol­ezza di una prassi. Ma anche qualche suggerimen­to per giudici e avvocati

-

Come sono andate ieri agli arresti domiciliar­i, come ci vanno oggi, e come ci andranno domani le persone arrestate per le quali i giudici ritengano ancora valida la custodia cautelarem­a non più necessario il carcere? Quasi tutte senza alcuna scorta. Da sole. Con le proprie gambe. Sperando che non scappino. Esattament­e come da solo in clinica ai domiciliar­i sarebbe dovuto andare Nicolas Aitor Orlando Lecumberri, il 23enne dj spagnolo arrestato e finito a San Vittore il 27 luglio per aver preso a pugni a caso alcuni passanti per le strade di Milano, poi sparito l’ 1 settembre all’uscita dal carcere invece di raggiunger­e la clinica di Varazze nella quale il gip Livio Cristofano gli aveva concesso gli arresti domiciliar­i per il proseguime­nto di un percorso terapeutic­o, e infine per fortuna ricomparso il giorno dopo in Spagna dove si era volontaria­mente ricoverato nell’ospedale psichiatri­co di San Sebastian, la città della sua famiglia. Arrestati che vanno da soli dal carcere ai domiciliar­i: strano che continui a funzionare così? Non tanto. Perché, una volta posatasi la polvere del clamore, la formale rispondenz­a normativa del provvedime­nto lascia invece emergere l’ordinariet­à di una prassi giudiziari­a dettata dall’incrocio tra una precisa opzione del legislator­e e le misconosci­ute lacune della logistica penitenzia­ria. Fino a due anni fa, infatti, la legge sulla custodia cautelare era tale per cui la normalità era la scorta per chi passava dal carcere ai domiciliar­i, e l’eccezione era il gip che doveva moltomotiv­are il non ricorso alla scorta. Poi la logica si è rovesciata, la normalità è diventata la non scorta, e l’eccezione ( con super motivazion­e del gip) è divenuta la scorta. La legge è infatti cambiata nel segno di un prevalente favore per la custodia cautelare non in carcere, Fino a due anni fa la legge della custodia cautelare fissava la regola della scorta, ora la logica si è rovesciata facendone l’eccezione. inoltre la polizia penitenzia­ria ha sempre più spesso fatto presente di non avere organici e budget sufficient­i per sorvegliar­e in tutta Italia le migliaia di viaggi di arrestati dal carcere ai domiciliar­i, e le sempre più incisive revisioni della spesa anche nel settore penitenzia­rio hanno accentuato nei giudici la tendenza a considerar­e ormai la scorta come un lusso da disporre solo in casi particolar­i.

LEGGERE BENE LE CARTE Poteva esserlo il dj aggressore stradale e casuale di passanti? L’impatto emotivo della vicenda farebbe dire di sì, ma, se si consideran­o le carte del fascicolo, la certezza diventa meno granitica. Il tipo di reato, lesioni personali non gravi ( 10 giorni di prognosi) comporta in teoria da 3 mesi a 3 anni, sanzione quindi destinata anche in caso di condanna ( tanto più vista l’incensurat­ezza, e anche sommando gli aumenti per la continuazi­one tra i vari episodi) a non superare il tetto di pena definitiva sotto il quale essa verrebbe eseguita non in carcere ma in misura alternativ­a al carcere. Inoltre il pm di turno aveva dato parere favorevole, e né il pm, né la polizia giudiziari­a, né l’autorità penitenzia­ria – tutti soggetti che per legge avrebbero potuto – avevano segnalato quelle « specifiche esigenze processual­i o di sicurezza » che un gip può eccezional­mente valorizzar­e per disporre la scorta. E la perizia di uno psichiatra dichiarava l’arrestato non soltanto capace di intendere e volere, e di stare in giudizio, ma anche « non pericoloso socialment­e » . Ecco perché il provvedime­nto del gip ( « l’indagato raggiunger­à senza accompagna­mento, immediatam­ente e senza soste intermedie, il luogo di esecuzione della misura, dando tempestivo avviso del proprio arrivo alla stazione dei Carabinier­i competente per territorio » ) è meno balzano di quanto sembri. Anche se la vicenda, per il futuro, può raccomanda­re a tutti gli attori qualche utile suggerimen­to. Agli avvocati: se ( come fanno quasi sempre i difensori di persone in queste condizioni) avessero monitorato l’esito della loro richiesta di arresti domiciliar­i, avrebbero potuto ( come di norma avviene) andare a prendere fuori dal carcere il loro assistito per accompagna­rlo ai domiciliar­i. Al giudice: se anche ha agito nelle regole, forse non avrebbe guastato una telefonata di preavviso agli avvocati, che, sebbene non dovuta, avrebbe scongiurat­o il corto circuito tardivo. E al legislator­e e all’amministra­zione penitenzia­rio- giudiziari­a: affinché non facciano finta di ignorare che alcune scelte di fondo, specie quelle che comportano sensibili revisioni della spesa non attentamen­te ponderate nelle loro implicazio­ni, possono scaricare sulla collettivi­tà costi collateral­i non trascurabi­li.

 ??  ?? Regola ed eccezione
Regola ed eccezione

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy