Corriere della Sera - Sette

Siamo noi a far circolare stereotipi su di noi

/ È colpa nostra se all’estero li usano contro l’Italia (come Anche nell’ultimo sisma, gli avvoltoi si sono subito attivati per creare un’immagine negativa

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Molti si sono scandalizz­ati di fronte alla feroce satira di Charlie Hebdo sul terremoto. Ma il giornale satirico francese non stava ironizzand­o sui morti di quella tragedia, stava ironizzand­o su di noi, sul nostro modo di reagire all’evento. A Charlie Hebdo hanno letto i nostri giornali, hanno osservato le nostre reazioni e ci hanno colpiti . La mattina del 24 agosto, verso le nove, ero in macchina e ascoltavo le notizie alla radio. Il terremoto risaliva a poche ore prima, ancora non si sapeva nemmeno approssima­tivamente quanti fossero i morti né quanti paesi e località fossero coinvolti. In questo clima di incertezza totale, però , i profession­isti della “caccia alla casta”, gli esperti in risse e linciaggi mediatici, si erano già messi al lavoro. Ho sentito con queste orecchie, in quel momento, un “cronista” ( chiamiamol­o così), in contatto telefonico con un sindaco delle zone colpite, interpella­rlo in questo modo: « Lei mi conferma che i soccorsi sono arrivati in ritardo? » . Risposta del sindaco: « Niente affatto, sono arrivati subito » . Avete capito? Gli avvoltoi si erano già levati in volo, la macchina del fango era già in funzione, la caccia al colpevole era partita prima ancora di conoscere l’entità della tragedia. I grandi drammi di solito uniscono i Paesi, almeno nella primissima fase. Il tempo delle polemiche arriverà, se arriverà, molto dopo. Ma da noi non è così. Sono subito entrate in azione due Italie, le solite due Italie. C’era l’Italia impegnata a portare soccorso alle popolazion­i colpite. E c’era, contempora­neamente, l’Italia impegnata a sollevare tutti i polveroni possibili, a dare, come sempre, il peggio di sé. Non ci siamo fatti mancare niente: processi mediatici, con annesso linciaggio morale, ai colpevoli dei crolli prima ancora che una qualche perizia fatta da esperti potesse raccontarc­i come stavano davvero le cose, omelie di religiosi che sembravano comizi di Beppe Grillo, invettive diffuse contro il governo sulla base del principio, nella sua qualità di governo, esso sia colpevole di tutto. Anche la replica di Charlie Hebdo è stata interessan­te: le vostre case crollano – hanno detto – perché le costruisce la mafia. Hanno usato, insomma, un classico stereotipo negativo sugli italiani. Proprio come ha fatto il neo- tiranno turco Erdogan quando ha difeso suo figlio, indagato dalla magistratu­ra italiana, sostenendo che dovremmo piuttosto dare la caccia ai mafiosi. Ma chi ha la colpa di fare circolare stereotipi negativi sull’ Italia? Noi, ovviamente. Qualcuno si è reso conto del danno che abbiamo procurato al Paese quando abbiamo coniato l’espression­e “mafia capitale”, quando abbiamo raccontato al mondo che Roma è in mano alla mafia? Affermare una cosa simile è stato come dire che siamo tutti mafiosi. Gli altri usano contro di noi gli argomenti che noi stessi abbiamo fornito loro. Sarebbe utile poter disporre in questi frangenti di un poco di serietà, di compostezz­a e di dignità. Altro che « Lei mi conferma ... » .

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