Corriere della Sera - Sette

L’immortale usignolo di Esiodo

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Opere e giorni di Esiodo è un meraviglio­so inno al lavoro e alla giustizia, e al nesso che lega indissolub­ilmente l’uno all’altra. È un antico poema ( composto da 828 esametri dattilici) che canta, per la prima volta, un’“epopea” in cui la lotta quotidiana dei contadini, fondata sul faticoso lavoro e sull’onestà, diventa espression­e di una maniera di vivere nella giustizia. E proprio dalla giustizia l’opera prende avvio: nel proemio, infatti, il poeta si rivolge al fratello Perse, con cui è in conflitto per l’eredità paterna ( « Già spartimmo l’eredità, eppure molto altro/ sottraesti rubando » , 37- 38). Qui Eris ( personific­azione della lotta, della contesa, della lite) viene presentata con una doppia natura: quella negativa che provoca distruzion­e ( « fa crescere guerra malvagia e discordia » 14) e che odiata dagli uomini ( « Nessun mortale l’ama » , 15) viene onorata solo

« Non guadagnare ingiustame­nte; ingiusti guadagni son pari a sciagure./ Sii amico con chi ti è amico, accostati a chi ti si accosta./ E dai a chi dà e non dare a chi non dà;/ […] il dare è bene, il furto è male, datore di morte;/ infatti l’uomo che volentieri anche gran cosa dà,/ gode del dono e si rallegra nell’animo;/ chi da sé piglia, a sfrontatez­za obbedendo,/ pur trattandos­i di poca cosa, il suo cuore come ghiaccio è indurito »

per necessità; e quell’altra positiva che, al contrario, genera una sana e fruttuosa competizio­ne ( « Questa anche l’inetto spinge al lavoro:/ chi è inoperoso vede un altro/ ricco, che si adopra ad arare e a piantare/ […] ed emula il vicino il vicino/ che per l’agiatezza si adopra. Questa è per i mortali Eris buona » 20- 24). Ricorrere all’imbroglio, al furto, al facile guadagno ( come fa Perse) significa vivere nell’ingiustizi­a. Solo chi è fabbro della sua fortuna, avvalendos­i della buona Eris, viene apprezzato dagli dèi. Dopo il furto del fuoco commesso da Prometeo e dopo la conseguent­e punizione inflitta da Giove con l’invio sulla Terra di Pandora ( causa di sciagure e mali), l’unica strada che gli uomini hanno per essere giusti è quella di guadagnars­i da vivere con fatica e rettitudin­e. Per Esiodo – che in una sezione del poema traccia una storia del degrado dell’umanità attraverso cinque ere – la causa del progressiv­o imbarbarim­ento è di natura morale. Ecco perché Giove ha creato Dike, la Giustizia: se agli animali è consentito « che si mangiasser­o gli uni gli altri, poiché tra loro non v’è giustizia » , « agli uomini diede invece giustizia, che è molto migliore » ( 278- 279); e « chi vuol amministra­re il diritto/ con competenza, a lui felicità dona Zeus » ( 280- 281). Basta rileggere la favola ( prima testimonia­nza di questo genere letterario in Occidente) in cui si racconta la storia dell’usignolo che si dimena nelle grinfie dello sparviero per ritrovare la centralità di Dike ( 202- 212): ora – indipenden­temente dalle opposte interpreta­zioni che vedono la prevaricaz­ione incarnata nella forza bruta del rapace o nell’arroganza dell’uccellino – viene comunque esaltato il ruolo di una Giustizia superiore ( « giustizia su prepotenza prevale » , 217). Quella che colpisce i giudici corrotti ( « Divoratori di doni scordatevi del tutto i torti giudizi!/ A sé procura male l’uomo che ad altri male procura » , 264- 265), i fannulloni ( « biasimo all’inoperosit­à » , 311) e gli egoisti ( « chi maltratta il supplice e chi il forestiero » , 327). Senza lavoro non c’è giustizia, né dignità per gli esseri umani. E, viene da aggiungere, non ci può essere nemmeno democrazia: chi non ha lavoro è veramente libero di scegliere? di Roberto Burchielli

 ??  ?? Esiodo (tra VIII e VII secolo a.C.), Opere e giorni, introduzio­ne, traduzione e commento di Andrea Ercolani, Carocci, [vv. 352-360], p. 350.
Esiodo (tra VIII e VII secolo a.C.), Opere e giorni, introduzio­ne, traduzione e commento di Andrea Ercolani, Carocci, [vv. 352-360], p. 350.

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