Lo scandalo delle dogane
/ Il presidente destituisce il capo dei porti e ammette: «Sta venendo fuori di tutto»
Il primo grande scandalo dell’era Macri in Argentina nasce nel cuore di una delle più grandi istituzioni della capitale, la dogana del porto. È tale l’importanza dei commerci per la città che gli abitanti di Buenos Aires ancora oggi sono chiamati porteños, e attorno ai moli sul Rio de la Plata si concentrano potere e intrighi dai primi anni dell’indipendenza, e anche oltre. Il presidente Mauricio Macri ha destituito di recente il responsabile della dogana, Juan José Gòmez Centuriòn, un uomo a lui assai legato e nominato da pochi mesi. Questo dopo la diffusione di una denuncia anonima, con tanto di intercettazioni segrete, che proverebbero la sua partecipazione in una rete di corruzione. Macri ha reagito immediatamente licenziando Gòmez, con l’obiettivo di differenziarsi dalle abitudini del passato e dimostrare che non guarda in faccia a nessuno nella lotta alla corruzione. La dogana di Buenos Aires, in un Paese con elevatissimi livelli di export e import (il 40 per cento della sua economia), ancora assai protezionista e con tariffe di ogni tipo, è una sorta di paradiso per il contrabbando e la corruzione, sostengono gli esperti. Da qui sono passati lo scorso anno beni per 120 miliardi di dollari, un terzo del prodotto interno lordo argentino. Il mercato nero e il riciclaggio di denaro sono esplosi soprattutto negli anni della presidente Cristina Kirchner, quando il governo limitò le importazioni, nonché gli acquisti legali di dollari, e aumentò le tasse agli esportatori. Uno degli obiettivi del governo è ora smontare la vasta rete di controlli al commercio con l’estero per rilanciare l’economia, e Macri ha bisogno di gestire bene lo scandalo della Dogana, il quale coinvolgerebbe non soltanto un suo fedelissimo ma anche settori deviati dei servizi segreti. Gòmez Centuriòn è un personaggio controverso della destra argentina e fu vicino ai militari dell’ultima dittatura. «Sto scoprendo livelli di corruzione nelle strutture dello Stato assai peggiori di quel che immaginavo», ha dichiarato il presidente Macri. «Sta venendo fuori di tutto. La corruzione colpisce lo sviluppo e la crescita ed è una delle principali cause della povertà».