Vibrante
All’ultimo. E poi partire, ritrovarsi, anche se tutto sarà diverso
Un cono di luce, un’immobilità che sa di perdita, un mondo che ( là fuori) respira e sfida il mare. Il romanzo di Elvira Serra, Il vento non lo puoi fermare, comincia con una sincronia visiva di luoghi e stati d’animo che subito ci porta al cuore della storia: Elias e Violetta, un amore non ancora confessato ma vibrante, lui che decide ( finalmente) di dichiararsi, lei che vive per la sua musica ma che non vede l’ora che lui la venga a prendere. Perché ci sta bene e perché la fa sentire a casa. Casa, appunto. Quella Sardegna dove Serra è nata nel 1972 ( per la precisione a Nuoro) e che si sente nelle descrizioni, nei gesti, nei silenzi, persino in qualche declinazione linguistica. Ma il vento non lo puoi fermare e così, in quella sera nella quale Elias avrebbe dovuto parlare a Violetta confessandole i suoi sentimenti, un incidente cambia per sempre l’orizzonte del ragazzo, gettandolo in un apatico immobilismo. Ci vorranno mesi perché questa inerzia si dissolva ed Elias colgaunaltro girodi vento, che lo porterà inun’altra città, in un’altra vita, fino a quando incontrerà di nuovo Violetta. Ma nulla sarà come prima. In questa prova narrativa di Elvira Serra ( firma del Corriere della Sera, dove si occupa da anni di cronaca e costume) colpisce soprattutto la meti-
di Elvira Serra (Rizzoli, pp. 283, 19 euro, ebook 9,99 euro). colosità nella scrittura, l’attenzione ai dettagli e alla costruzione delle atmosfere. Serra, già autrice di un memoir dal titolo L’altra, uscito l’anno scorso per la Mondadori, edifica un’architettura sentimentale che fa da architrave alla storia, ma il romanzo dirama in escursioni intellettuali, in riflessioni sulla caducità delle cose, in pensieri sulla malattia e suggestioni musicali – qui c’è tanta musica, da Bach a Springsteen, quasi un alfabeto invisibile tra le lontananze amorose.
Famiglia cardine. La famiglia resta il cardine sottaciuto di due vite che si allontanano e si ritrovano ed è qui che si coglie la vera natura dei protagonisti, una fragilità che mano a mano diventa forza nell’autonomia, quasi in uno schema di romanzo di formazione. Così, quando Elias « dubitava di avere la forza di andarsene davvero, senza il suo incoraggiamento ( del padre, ndr). Ne aveva bisogno come di un carburante speciale per poter attraversare il mare e pensare di ricominciare altrove » , in realtà sta già staccandosi, è già cresciuto. Scrittura profonda eppure gradevole, senza scossoni, Serra ci conduce in una vicenda emozionante e, in fondo, illuminata di speranza.