Enrico Mannucci
L’azienda ha superato guerre e crisi economiche, dal 1860 ad oggi
Aprima vista, è un’immagine ambigua: una figura femminile davanti a una tavola imbandita a metà, nel senso che mancano posate e porcellane, ci sono soltanto tovaglia e tovaglioli. Ora, chi è la donna? Il dubbio che sia la cameriera passa presto: dovrebbe avere il resto delle stoviglie fra le mani. No, è la signora, la padrona di casa, tiene in mano una salvietta studiando la piega, controlla che la “mise en table” sia accurata. Lei con un abito blu elettrico senza maniche, l’apparecchiatura in tinta celeste: “ton sur ton”, s’indovina che sarà una serata perfetta. La firma del bozzetto è importante: Marcello Dudovich, pittore e cartellonista insigne. E la scena diviene la copertina del catalogo Frette del 1929. All’epoca, la ditta ha già diversi anni di vita, e i cataloghi sono stati uno strumento importante per il suo successo. Su due fronti: da un lato, ovviamente, verso il pubblico ( ma ci torneremo più avanti), dall’altro come canale di incontro con gli artisti, per una collaborazione che non si limita alle illustrazioni degli annuari ma che si riflette anche sul prodotto. Lo nota Rossana Bossaglia nel capitolo dedicato alla grafica di un bel volume pubblicato da Franco Maria Ricci, E. Frette & C. – una casa monzese fra Ottocento e Novecento. Scrive Bossaglia: « I cataloghi Frette giocano anche con arguzia e talvolta con vero spirito sui tic della moda e sulle novità legate al progresso » . E, a corredo, cita vari esempi. A inizio del ’ 900, accompagnando la pubblicità per tessuti destinati ad abiti infantili: « Gozzano rincorre le farfalle – i bambini rincorrono il cerchio » . Quando appaiono le prime automobili: « Quaranta all’ora – Gli audaci indossano lo spolverino » . E, con le prime vacanze al mare: « Costumi al ginocchio – primi crucci dei Catoni » . Comunque, sempre al passo coi tempi. Infatti, negli anni 30, all’epoca delle trasvolate oceaniche che tanto inorgogliscono il regime: « L’aviazione trionfa, anche le vestaglie hanno maniche al vento » . Ma siamo andati troppo avanti. La ragione sociale della Frette conoscerà nel tempo molti cambiamenti, di sicuro il fondatore arriva in Italia intorno al 1861. Viene da Grénoble e ha 23 anni, Jean Baptiste Edmond Frette, nato da una famiglia di montanari inurbati col padre che è divenuto un “coloriste”, cioè un tintore. All’epoca, Grenoble conosce già un notevole sviluppo industriale e commerciale con la produzione di lane, drappi di lana, guanti e telerie. E Jean Baptiste si è già fatto le ossa nel settore: