Maniche, pugni chiusi e ritocchini
Il contraccolpo delle vicende romane fa aumentare la confusione nel cielo delle previsioni elettorali. Secondo l’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere il Movimento Cinque Stelle perde smalto, il 55 per cento degli italiani non lo ritiene affidabile per il governo, ma il 2 per cento di voti che perde vira verso l’area dell’astensione e non va a favore dei partiti rivali. Tutti dunque devono rimboccarsi le maniche e le felpe e darsi da fare per la rimonta contro il grande nemico, le urne vuote. A cominciare dai due frontmen degli stessi grillini usciti per diversi motivi a pezzi dai pasticci provocati dalla sindaca Virginia Raggi. E il più strapazzato dei due, l’ex numero uno Luigi Di Maio, viene difatti vistosamente supportato da papà Grillo, che lo conforta con mano accorata. Ma i gesti della settimana sono altri: il pugno chiuso rubato alla controparte del presidente della Confindustria Vincenzo Boccia. E il cordiale e compito scappellamento di monsignor Georg Gänswein, forse per bilanciare i recenti malumori vaticani verso la nuova giunta romana. E ci sia concesso l’apprezzamento fuori programma per il prelato che porta gli anni meglio del coetaneo Miguel Bosè, entrambi classe 56 e splendidi sessantenni. Ma l’arcivescovo ha tagliato il traguardo probabilmente senza ritocchini.
Luigi Di Maio è uscito parecchio acciaccato dalla bagarre romana ma niente paura, quando c’è uno scudiero come Beppe Grillo che lo sostiene, come neppure le guardie del corpo di Hillary Clinton!
Ancora meglio va all’altro dioscuro grillino Alessandro Di Battista detto Dibba, che addirittura viene messo in posizione sul palco da mani occulte e sapienti. Altro che Ambra Angiolini!