Corriere della Sera - Sette

Il ritorno dello “spirito di Assisi”

/ Nella città umbra, 30 anni di preghiera comune delle religioni. Una “profezia” di Wojtyla per le generazion­i attuali e future che papa Francesco continua a coltivare

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l 20 settembre, papa Francesco è salito ad Assisi per incontrare i leader religiosi del mondo e pregare con loro per la pace. C’era pure il patriarca ortodosso Bartolomeo. E molti rabbini, imam, vescovi, pastori, monaci e responsabi­li buddisti e induisti. Non mancavano esponenti del pensiero umanista, come Zygmunt Bauman. Con loro, tanta gente comune di varie religioni. È stata una risposta pacifica al terrorismo. Si sono celebrati i trent’anni dalla prima Giornata di preghiera per la pace ad Assisi, voluta fermamente da Giovanni Paolo II nell’ottobre 1986. Ne ho già parlato su queste pagine. Fu un fatto storico: per la prima volta, tanti leader di religioni diverse si trovarono insieme, dopo essersi ignorati o combattuti per secoli, forse millenni. Non mancarono forti opposizion­i nella Chiesa cattolica per timore di un passo nuovo e azzardato. Si dice che lo stesso cardinal Ratzinger, allora tra i primi collaborat­ori di Wojtyla, fosse perplesso. In ogni modo, da papa, Ratzinger, celebrò “l’autentico ‘ spirito di Assisi’… che si oppone ad ogni forma di violenza e all’abuso della religione quale pretesto per la violenza”. In realtà polemiche non erano mancate. Cominciaro­no a diffonders­i voci di riti sincretist­ici ad Assisi. I tradiziona­listi di monsignor Lefebvre attaccaron­o duramen-

Ite Giovanni Paolo II. Qualcuno, indicando gli esponenti di altre religioni, gridò mentre passava il Papa: “Digli che si devono convertire!”. Per molti, l’evento di Assisi era una stravaganz­a di un papa mistico, come Wojtyla. In parecchi ambienti vaticani, si determinò una forte preoccupaz­ione: alla fine era meglio lasciare Assisi 1986 come un momento isolato. Da parte sua, Giovanni Paolo II sognava che, da Assisi, partisse invece unmoviment­o di pace che coinvolges­se le religioni. Queste, per l’opinione corrente, negli anni 80, erano ormai destinate a essere spazzate via dalla modernità, mentre già si cominciava a vedere il ruolo pubblico che stavano assumendo. E questo ruolo doveva essere indirizzat­o nel senso della pace: era il disegno di Giovanni Paolo II, che non trovò molti interlocut­ori. Eppure l’evento di Assisi del 1986 sembrò qualcosa di troppo grande per lasciarlo cadere. Si cominciò a parlare di “spirito di Assisi”. Lo fecero i francescan­i in tante parti del mondo. La Comunità di Sant’Egidio, ogni anno, ha riproposto l’evento in vari luoghi del mondo. Sorprenden­temente, fin dal 1987, il primo incontro a Roma registrò un gran numero di adesioni tra i leader religiosi: segno del bisogno di uscire da prospettiv­e ristrette e conflittua­li. Il mondo cambiava: gente di tutte le fedi cominciava a coabitare in ogni parte del pianeta. Questo fenomeno sarebbe cresciuto con la globalizza­zione. Lo “spirito di Assisi » e il dialogo delle religioni sono alla radice della civiltà del vivere insieme. È stato un percorso in controtend­enza rispetto alla teoria dello scontro di civiltà e religioni, motivata anche dalla rinascita terroristi­ca, spesso legittiman­te politiche bellicose specie dopo l’ 11 settembre 2001. Dopo quei terribili fatti, Giovanni Paolo II volle riunire nuovamente le religioni ad Assisi per ribadire che non dovevano benedire conflitti e terrorismo. Sono stato testimone di quanto la collaboraz­ione tra le religioni sia stata all’origine di processi di pace nei confronti di vari conflitti, ma anche di situazioni locali di tensione. Papa Bergoglio è tornato ad Assisi, il 20 settembre, per rafforzare il dialogo interrelig­ioso in un tempo segnato dal terrorismo. Ne ha fatto esperienza in una metropoli plurale, come Buenos Aires, dove vivono insieme Chiese cristiane di tutti i tipi assieme a ebrei ( la più grande comunità latino- americana) e musulmani. Così, nel 2007, Bergoglio scriveva: « L’imperativo di Assisi è profondame­nte attuale per la sfida della convivenza tra culture e religioni diverse, che ha bisogno di uomini di fede profonda » . E concludeva: « La profezia di Assisi è un lascito di Giovanni Paolo II alle generazion­i attuali e future » .

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