Corriere della Sera - Sette

I banchieri centrali e i loro palazzi

/ Quello francese respira l’aria del sontuoso Hotel de Toulouse, il presidente della Bundesbank è circondato da austerità. Ma i luoghi condiziona­no le visioni?

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Daniel Kahneman è uno strano caso di uno psicologo che ha vinto il premio Nobel sbagliato. Quello per l’economia. La sua ricerca, sempre condotta attraverso esperiment­i su persone in carne ed ossa, fa chiarezza sul funzioname­nto della mente umana e sugli stimoli che ci spingono a prendere una certa decisione e non un’altra. Di rado siamo coscienti di tutti i fattori che determinan­o le nostre scelte, anche quelle apparentem­ente più consapevol­i. Kahneman racconta come funziona il cosiddetto “priming”, l’effetto di impression­i condiziona­nti di cui non ci rendiamo conto. Una persona con un lapis di traverso in bocca, dunque forzato a tenere un’espression­e sorridente, tende a essere più allegra di un’altra obbligata a un’espression­e seria perché tiene in bocca il lapis da un’estremità: non è solo l’umore che determina il movimento dei muscoli del volto, ma anche quest’ultimo di rimando influenza il primo. Kahneman mostra che far balenare un’immagine collegata al denaro ( banconote in un salva- schermo del computer, un cumulo di soldi del Monòpoli sul tavolo) rende il soggetto di un esperiment­o improvvisa­mente più egoista: se ha subito un “priming” collegato al denaro, la persona aiuta a raccoglier­e meno matite che lo sperimenta­tore ha finto di far cadere per terra per errore. I dipendenti di un certo ufficio versano in media più contributi volontari all’acquisto di thé o latte in comune, se si affigge una foto di un paio di occhi che li scrutano ( e meno quando prende il suo posto l’immagine di un campo di fiori). L’ambiente che ci circonda fa di noi le persone che siamo in modi che per noi stessi sono insospetta­bili. Ci riflettevo l’altro giorno uscendo da un’intervista con il governator­e della Banca di Francia François Villeroy de Galhau. La Banca di Francia è situata nell’Hotel de Toulouse, un magni- Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia, ha teorizzato il “priming”, l’effetto di impression­i condiziona­nti di cui non ci rendiamo conto.

fico palazzo il cui cuore architetto­nico è la Galerie dorée: una spettacola­re sala rococò costruita nella prima metà del ’ 700 a immagine e somiglianz­a della Galleria degli specchi del palazzo di Versailles. Quella sala affrescata della Francia pre- rivoluzion­aria, riempita di splendide tele e stucchi senza badare a spese è la prima cosa che vede il governator­e della Banca di Francia uscendo dal suo studio ogni sera e la prima che incrocia rientrando al lavoro ogni mattina. Se crediamo a Khaneman, dev’esserci una saggezza delle istituzion­i che si assorbe dai luoghi della loro storia. Alla Bundesbank ciò che vede il presidente attorno a sé ogni mattina è un asettico, poderoso palazzo di cemento a tredici piani costruito negli anni 60 ai margini di una città tutto sommato provincial­e. Le sale del piano nobile sono arricchite da esempi - sempre stimolanti - di arte contempora­nea tedesca. Il passato non abita lì. Fra quelle mura non si respira l’aspirazion­e alla grandezza, ma a una vita anche provincial­e purché sia ordinata. Il ministero delle Finanze a Berlino è in un palazzo, che quando fu costruito nel 1935- 36, era il più grande d’Europa ed era destinato al ministero dell’Aviazione della Germania nazista. Il suo aspetto resta vagamente severo. All’interno ciò che colpisce di più sono gli ascensori d’epoca, privi di porte e impegnati in un lento e regolare moto perpetuo, in modo che chi sale e chi scende debba balzare dentro e fuori ai piani giusti con scelta di tempo. I corridoi sono lunghissim­i, silenziosi e vuoti se non per il rapido passo di chi si sposta da un ufficio all’altro. I bagni sono asettici, essenziali, la carta igienica della qualità meno cara.

SCAMBIAMOL­I DI POSTO. A Parigi il ministero dell’Economia è invece un palazzo a forma di nave sulla Senna, un pezzo d’arte contempora­nea. A Roma è un grande complesso risorgimen­tale dove si annusa subito il caos e un certo sfilacciam­ento. I corridoi e i porticati del grande cortile sono spesso affollati di commessi o funzionari che chiacchier­ano fra loro o succhiano un gelato confeziona­to del bar, di cui non è chiaro dove stiano andando o cosa stiano facendo. Si ha la sensazione ( probabilme­nte errata) che ci sia polvere negli angoli. Sarebbe interessan­te sapere quanto l’effetto di “priming” condiziona le visioni e le azioni divergenti dei grandi Paesi dell’area euro. Kahneman forse lo studierebb­e portando i funzionari tedeschi a lavorare per sei mesi in via XX Settembre a Roma e viceversa. Oppure invitando il presidente della Bundesbank a scambiarsi di ufficio con il governator­e della Banca di Francia. Magari allora senza accorgerse­ne ciascuno cambierebb­e un po’ del proprio modo di pensare. Sapremmo allora se è ancora possibile salvare il sogno di un’Europa unita.

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Questione di “priming”

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