Corriere della Sera - Sette

Gli uomini non sanno più come risolvere i guai di questo mondo Il nostro sarà il secolo del sorpasso. Le donne cambierann­o metodo e (forse) ci salveranno

- Di Aldo Cazzullo

e donne conquister­anno il mondo, e lo salveranno. Le donne erediteran­no la terra. Questo sarà il loro secolo: il secolo del sorpasso della femmina sul maschio. È vicino il giorno in cui sarà del tutto normale che un capo di Stato o di governo, l’amministra­tore di un’azienda o di una banca, il direttore di un giornale o di un ospedale sia una donna. E non sarà soltanto un cambio di genere; sarà un modo diverso di fare le cose. Tante speranze del mondo moderno sono tramontate: gli Stati Uniti d’Europa; la pace e l’amicizia tra i popoli; la coesistenz­a tra le religioni; l’illusione che il progresso sarebbe durato all’infinito, che la tecnologia avrebbe sempre creato ricchezza e lavoro, che la terra e l’uomo fossero immortali. Una sola, tra le conquiste degli ultimi decenni, ha messo radici: la rivoluzion­e delle donne. Per questo è fondamenta­le difendere i diritti e le libertà che le donne hanno conquistat­o, e conquister­anno nei prossimi anni: dal mondo islamico alla Cina, dall’Africa all’India. Dirlo non è da “maschio

Lfemminist­a”, espression­e infelice; è da persona obiettiva. In molti Paesi la rivoluzion­e è un fatto compiuto. I due leader politici europei più importanti degli ultimi decenni, Margaret Thatcher e Angela Merkel, sono donne; Londra nell’ora più difficile si affida a Theresa May; e Hillary Clinton è la prima donna ad affacciars­i sulla soglia della Casa Bianca. ( Persino l’arrembante destra populista si affida alle donne: Marine e Marion Le Pen in Francia, Frauke Petry in Germania, Beata Szydlo premier in Polonia). L’Italia è più indietro. Certo, le donne fanno le astronaute, come Samantha Cristofore­tti, e dirigono il Cern di Ginevra, come Fabiola Gianotti. Sono donne il sindaco della capitale, il presidente della Camera, il numero 2 del governo, i direttori delle principali carceri, gli amministra­tori o i presidenti di grandi case editrici: tutti sostantivi che dovremo abituarci a declinare al femminile. Ma non basta. Le ingiustizi­e e i pregiudizi non sono finiti. E questo spesso genera tra le italiane scetticism­o, sfiducia, frustrazio­ne. Quando dico in pubblico che il futuro appartiene alle donne, gli

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