Michele Neri
Trasformato in un fenomeno di successo usando la sua lingua
l pagante è, per usare un’espressione contemporanea, tanta roba. È il paninaro nell’era dei social network, lo studente medio della Milano bene e consumistica, l’adolescente che vive per la discoteca ed esibire le proprie conquiste, ma in ogni caso resta un povero pirla ( è milanese...) come gli altri: nei locali entra senza il pass, e deve quindi pagare. È anche “Il Pagante”, un progetto musicale nato nel 2010 tra i banchi dei licei milanesi, con una pagina di Facebook dedicata alla parodia dei ragazzi del centro, inclusomode e vezzi ( « Si fa lo shampoo con il DomPero » , il Dom Perignon). Diventando così in breve tempo un fenomeno della Rete: brani con milioni di visualizzazioni su YouTube, centinaia di serate nei locali italiani, scie di fan sui profili social. E presentandosi come uno specchio del giovane disimpegnato, qualunquista ( se questo termine vale ancora), e per cui ogni impegno è sbatti ( una fatica), e l’unica soluzione diventa balzare ( evitare ogni impegno, tipo la scuola). Insomma, un successo di e per questi tempi. “Il Pagante” è schierato davanti a me, con sembianze giovanissime. Tra i 21 e i 25 anni e felici come delle pasque, sono seduti sotto un disco di platino dei Rem appeso alle pareti della sala riunioni della Warner che ha appena pubblicato il loro primo cd. Titolo Entro in pass, omaggio al pezzo d’esordio, 2012. Contiene già un messaggio programmatico: « Entro in pass al Lime/ tuta Adidas e Nike » . Seguito dal comandamento del Pagante- pagante: « Cazzo mene sai, I gotta feeling, tonight » . Il quintetto è composto dai cantanti Roberta Branchini, Federica Napoli, Edoardo
ICremona – alias Eddy Veerus, e dai due giovani manager Guglielmo Panzera e Alfredo Tomasi. Assente il duo di dj italiani – anche se noti con il marchio “Merk & Kremont”– autori delle basi elettroniche. Dopo una precisazione sul termine, Guglielmo Panzera ripercorre l’inizio della storia. « Il pagante è il ragazzo che risolve la propria ribellione interna nel desiderio di essere pagante; uno che vuole una vita senza pensieri, cerca di divertirsi e di spendere. È la preda del pr dei locali: i pr giudicano il proprio successo dal numero di paganti che convincono a comprare il biglietto d’ingresso. Era una figura che faceva ridere: l’abbiamo portata nell’uso comune, con una pagina Facebook in cui pubblicavamo dei contenuti ironicamente simili a quelli che avrebbe messo un pagante sulla serata appena passata. Le ragazze hanno pensato di tradurre i contenuti in musica » . Le ragazze sono emozionate – il fascino di ritorno dell’analogico – davanti all’idea che le loro canzoni siano finite dentro un cd, qualcosa « che si può toccare » , dicono. « Noi viaggiamo tanto per l’Italia e così negli Au-
vestito elegante, acchittato
carico di ingredienti, “zozzo”. Un panino guzzo è un panino grosso, difficile da mangiare. togrill lo vedremo in mezzo agli altri! » . Raccontano l’escalation del progetto. « Il primo brano che ha avuto successo è stato Balza, ma è Sbatti, nel 2013, che ci ha fatto conoscere fuori Milano, anche al sud, perché è un termine usato ovunque » , spiega Federica. « È stato il salto di livello: prima i video erano fatti per scherzo, con l’iPhone. Poi sono arrivate le serate nei locali. Abbiamo cambiato il tiro: visto che la cosa andava anche nel resto Italia, non ci siamo più limitati allo slang milanese. Dal 2015, con Vamonos, siamo passati a singoli più commerciali » .
Il locale per eccellenza del pagante?
« Il Lime Light, il più superpagante » . « No, quello è di una paganza diversa, con sbocciatori diversi ( sbocciare è stappare una bottiglia, ndr)”.
“Il Milanese imbruttito”, “il deboscio”... perché Milano dà vita a tanti esperimenti autoironici?
« Le mode nascono qui, Milano è avanti, anche nell’ironia » .
Voi che li conoscete, che cosa avete capito
carico, essere “in gaina” significa essere pronti ad affrontare la serata madre mangiata dopo il party a base di alcol sottomesso essere fissi l’hashish