Corriere della Sera - Sette

La semi-libertà è l’affare

/ Con il calo dei detenuti, i privati si lanciano nel business dei centri di recupero

-

con strutture piccole e fatiscenti, hanno ancora bisogno di ricorrere ai privati. Ma il vento è chiarament­e cambiato, cosa che ha messo in fuga gli investitor­i: Correction Corporatio­n of America basata a Nashville, in Tennessee, e Geo Group (una società della Florida), infatti, sono quotate in Borsa e dall’annuncio del “Justice Department”, un mese fa, ad oggi, hanno perso il 30 per cento del loro valore. È arrivato così, come avviene in ogni settore economico, il momento della riconversi­one. Ma cos’altro può fare chi gestisce carceri? Queste società hanno deciso di restare nel settore della “correzione” spostandos­i dai penitenzia­ri alla gestione delle “strutture intermedie” come le “halfway house”, centri per la reintegraz­ione nella società di ex detenuti o persone con disabilità mentali o di altra natura. Ma stanno acquistand­o anche centri per il recupero dei drogati e altre strutture usate per sorvegliar­e o sanzionare senza ricorrere al carcere i 4,7 milioni di americani in libertà vigilata. Le aziende del settore cercano di rassicurar­e gli azionisti: «Si è aperto per noi un mercato forse meno lucroso ma più ampio». Il risultato è che questi centri di correzione, un tempo gestiti da aziende familiari, ora vengono acquistati a decine dai gestori dei penitenzia­ri privati: una vera e propria concentraz­ione industrial­e. Ma ha senso tutto ciò in un mondo difficile e delicato come quello della gestione delle pene? Le associazio­ni dei diritti civili sono già sul sentiero di guerra: sostengono che la scelta politica che si manifesta nella tendenza a ridurre le punizioni soprattutt­o detentive per i crimini (con la depenalizz­azione di quelli minori) rischia di essere frenata proprio dall’esistenza di un settore economico che vive e prospera solo se questo tipo di “business” cresce.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy