Corriere della Sera - Sette

Niente accordi diretti sull’Artico

/ Copenhagen dice no alla proposta russa di colloqui bilaterali sulla sovranità

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Sull’annosa questione della sovranità sui territori dell’Artico, Copenhagen non intende discutere direttamen­te con Mosca. Su quelli che saranno i confini deciderà la speciale Commission­e istituita dall’Onu alla quale entrambi i Paesi hanno sottoposto una richiesta lo scorso mese. Cade così nel vuoto il tentativo avviato la scorsa settimana dal ministro russo delle Risorse naturali, Sergey Donskoy, di avviare colloqui bilaterali che, nelle sue intenzioni, avrebbero dovuto accelerare il lavoro della Commission­e, nel caso tra i due governi si fosse raggiunto un accordo. Ma la Danimarca, per bocca del ministro degli Esteri Kristian Jensen ( foto), non ha lasciato margini: «Finché non sapremo quali rivendicaz­ioni territoria­li saranno riconosciu­te, non c’è ragione di avviare alcun negoziato», ha detto. La Danimarca reclama tre aree attorno alle coste della Groenlandi­a (isola che già fa parte del regno danese), per un totale di oltre un milione di chilometri quadrati; è stata inoltre la prima nazione a rivendicar­e la sovranità sul Polo Nord. La richiesta della Russia riguarda un milione e 300 mila chilometri quadrati, parte dei quali coprono il territorio del Polo Nord. Un territorio sul quale pure il Canada vorrebbe mettere la sua bandiera, anche se non ha ancora presentato alla Commission­e una richiesta ufficiale. A oggi, l’unica delle cinque nazioni che si affacciano su quell’area ad aver visto riconosciu­ta la propria sovranità su un territorio è la Norvegia, la quale però, almeno per il momento, sembra disinteres­sata al Polo. Un esperto di Affari artici e di politica militare russa, Pavel Bajev, che opera al Peace Research Center a Oslo, ha commentato che il rifiuto danese ad avviare colloqui bilaterali indica che Copenhagen ritiene che la Commission­e Onu deciderà in suo favore. Ma secondo il quotidiano danese Politiken, la maggior parte degli osservator­i e analisti politici che seguono le vicende artiche concordano nel prevedere che la Commission­e dichiarerà la legittimit­à di entrambe le rivendicaz­ioni, in modo da forzare i due Paesi a raggiunger­e un accordo. Ma dicono anche che con ogni probabilit­à la Commission­e impiegherà circa tre anni prima di pronunciar­si. Forse il ministro russo lo sapeva già.

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